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    La casa editrice di Andrea Berrini, scrittore e saggista. L’obiettivo: scoprire e tradurre narratori contemporanei asiatici che propongono scritture innovative.
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La Cina e i diritti editoriali

L’editore cinese Thinkingdom si è aggiudicato per circa 1 milione di dollari i diritti per pubblicare Cent’anni di solitudine, di Gabriel Garcia Marquez. Da notare che il libro già girava abbondantemente in versione pirata, e lo stesso Marquez aveva dichiarato negli Anni 90 che non avrebbe mai concesso i diritti, per protestare contro questa situazione.

Più in generale, il dato interessante da rilevare è come l’industria editoriale cinese sia interessata da una certa corsa al rialzo sui diritti di traduzione, con gli editori che prevedono grandissimi volumi di vendite in futuro, e cercando anche in questo modo visibilità. Fenomeno da seguire, anche per capire se il tutto si rileverà poi una bolla.

Donne in India

Viene a trovarmi in ufficio Urvashi Butalia. È a Milano per l’inaugurazione della mostra Women Changing India, di cui ha pubblicato il catalogo, tradotto anche in italiano, con dei begli interventi di scrittrici note e meno note tra cui la nostra Annie Zaidi, che racconta di una visita a un progetto di microcredito [pdf].

Tanta parte dell’editoria indiana è fatta da donne, ma la sua Zubaan è qualcosa di più: Urvashi è un centro di relazioni, a Delhi. In Italia già sono apparse, dal suo catalogo, Selma, Bulbul Sharma, Baby Helder, e la nostra Shazia Omar. Anjum Hassan, nota più per i suoi interventi su The Caravan ha esordito con lei.

Zubaan è una delle case editrici indipendenti indiane più attiva, un successo anche in termini economici, al punto da riuscire a trovare un legame costante con il gigante Penguin, di cui cura una collana.

Un unico neo: pubblica solo romanzi di donne. Perché, Urvashi? Avresti la forza per importi come editore indipendente di grande risalto se ti aprissi alla narrativa senza distinzioni di genere. È l’editore giusto per intercettare voci giovani, nuove promesse. Dice: è questo ilnostro marchio di fabbrica, non posso tradire il mio pubblico.

Vedremo. A proposito: sta cercando un editore per il catalogo in Italiano (con testi e foto Magnum già acquisite). Si faccia avanti qualcuno.

La ricerca della felicità

Si è appena concluso Mountain Echoes, un piccolo festival letterario tra le montagne del Bhutan. Il nostro Indrajit Hazra, autore di Il Giardino delle delizie terrene, resta naturalmente incuriosito dal GNH (Gross National Happiness), cioè la Felicità interna lorda, calcolata ogni anno nel piccolo regno himalayano. Ce ne parla, a modo suo, in questo articolo sull’Hindustan Times.

Spighe planetarie

Fa sempre piacere che si parli di noi in termini elogiativi. Devo dire che il termine “planetariamente” potrebbe darmi alla testa. Quanto alle spighe e alle querce beh, la metafora è buona ma non ci sarei mai arrivato da solo. Il concetto comunque è corretto. Grazie a Mirella Appiotti e a TuttoLibri per la bella segnalazione.

Dissidenze

Sui nostri media si parla sempre più spesso della Cina (era ora!). Come sempre, ci si concentra su argomenti più facilmente spendibili: i dissidenti, ad esempio, e quindi Ai Weiwei, l’artista recentemente incarcerato. Il suo arresto ha in realtà colto abbastanza di sopresa la comunità artistica e intellettuale cinese, che negli ultimi anni si è data una regola non scritta: criticare la società, e singoli funzionari, o aspetti del potere, ma non esprimere mai una opposizione esplicita alla mancanza di democrazia (il Partito Unico), o a temi “sensibili” quali il Tibet e Taiwan.

Così fa il nostro Han Han. La sua rivista Party, Un coro di assoli aveva ospitato numerosi scritti critici (tra quali uno dello stesso Ai WeiWei) ed è stata chiusa dopo il primo numero. Ma senza arresti: Han Han, quando l’ho incontrato a Shanghai, non si mostrava per nulla preoccupato.

Pochi giorni prima aveva postato sul suo blog la ripresa live di un grosso incendio a a Shanghai al quale la tv di stato aveva rinunciato (su richiesta dall’alto) a dare copertura. Risultato: il suo blog, e tutti gli altri che lo hanno ripreso, sono stati inondati di commenti (si parla di 80.000 persone) di protesta contro la televisione e le ingerenze del potere (che si giustifica dicendo: non bisogna deprimere il morale delle masse con notizie negative…!). Insomma: è così che si esprime la protesta in Cina.

(continua…)

L’Asia e il Salone del Libro

Ovverossia: niente. Scorrendo la lista degli autori presenti al Salone del Libro di Torino scopriamo molti nomi russi e palestinesi (i due paesi ospiti), ma dall’Asia sudorientale nulla. Dopo l’infornata di indiani dello scorso anno la porzione di mondo che interessa a Metropoli d’Asia non è rappresentata, a parte qualche nome di autori americani o residenti negli Usa, che scrivono in lingua inglese.

È strana questa forma di rinuncia al “nuovo che avanza”. Persino i giornalisti più attenti cadono nella trappola di rendere della narrativa asiatica una visione ancora esterna. Si citano dunque il Man Asian Literary Prize di Hong Kong e i suoi vincitori, dimenticando che il premio viene assegnato in un concorso tra autori già tradotti in inglese o che scrivono in inglese: da qui i tanti filippini, indiani, e una scrematura sui cinesi che vede in primo piano gli autori non giovanissimi che già hanno trovato un’audience internazionale, e non le voci più giovani. Ma l’Asia arriverà presto…

Un invito

Amruta Patil da qualche mese è tornata a Goa, dove è nata e dove ha passato gli anni della primissima infanzia. Aveva bisogno di concentrazione per finire la sua nuova graphic novel, Parva, tratta dal Mahabarata.

Voleva anche smetterla di rispondere al telefono quaranta volte al giorno, e di sentirsi piena di impegni dei quali le importava poco o nulla. Ci ha guadagnato il suo blog, sul quale posta con regolarità, parole e segno grafico.

L’ho incontrata ancora a Delhi prima di natale, mi aveva detto: spero che questo spostamento mi porti fortiuna. Per ora direi di sì: Amruta è stata invitata al Festival di Internazionale, a Ferrara dal 30 settembre al 2 ottobre, manifestazione prestigiosa come la testata che la organizza. Bentornata in Italia, Amruta!

Metropoli d’Asia forever

Segnalo un’intervista rilasciata a Affaritaliani.it dove spiego la fine della partnership con Giunti Editore, la scelta di un nuovo distributore e la nuova organizzazione editoriale, oltre al ruolo e le prospettive di Metropoli d’Asia in mercati in forte espansione, come sono quelli di Cina e India.

Figli unici

La tematica è interessante, e giustamente comincia a essere al centro della produzione letteraria in Cina: la legge permette un solo figlio per coppia, oggi il risultato è una generazione di figli unici, soli in casa, ma messi sotto pressione dai genitori in modo abnorme. Chen Danyan mi racconta che la questione è diventata in modo inaspettato il centro del suo libro di interviste ai volontari per il terremoto.

E’ noto come migliaia di giovani cinesi avessero deciso autonomamente di partire per il Sichuan dopo il tremendo terremoto del maggio 2008. Chen Danyan voleva mettere insieme una serie di ritratti individuali, e si è trovata tra le mani un materiale inatteso: al fondo della scelta di questi ragazzi stava la necessità di trovare dei fratelli, di “accompagnarsi” ai loro simili come scrive Chen Danyan. E ciascuno riconosce come dato fondante della propria personalità proprio quell’esperienza infantile.

Di solitudine infantile scrive anche nei suoi (ancora acerbi) romanzi la giovanissima Amy Zhang Yifei, vincitrice del National New Concept Writing Competition (premio letterario a livello nazionale per gli studenti delle scuole superiori, lo vinse anche Han Han), oggi la più giovane associata della Shanghai Writers Association. I suoi personaggi sono adolescenti soli nelle loro case, angosciati da genitori che li vedono come unica risorsa per la loro vecchiaia.

Han Han

Finalmente incontro Han Han. Arriva nella sede di Wanrong Books con tuta da motociclista nera e casco in tinta. Sotto, ha una maglietta nera, i capelli neri e gli occhiali dalla montatura nera.

In realtà è tutt’altro che un punk feroce: disteso, gentile, risponde sorridendo alle mie domande, racconta aneddoti divertenti circa la sua paura di volare, i suoi rally (partecipa spesso ma vince raramente, con un team Volkswagen). Quando è il mio turno di raccontare Metropoli d’Asia non mi ascolta guardandomi negli occhi, ma abbassa lo sguardo, come assorto: ho visto molte foto di lui così.

La frase da usare in questi casi è: una persona alla mano. È evidentente che c’è un altro luogo dentro questa persona dove nascono i suoi romanzi e sopratutto il suo blog (qui un blog che traduce in inglese alcuni suoi post), le iniziative con le quali morde i polpacci all’establishment. Un post recente mostrava un video di un grosso incendio agli ultimi piani di un grattacielo a Shanghai, che la TV ha deciso di non coprire in diretta per una direttiva dall’alto: non si concentra l’attenzione delle masse su avvenimenti negativi. La copertura in diretta è andata dunque in onda sul blog di Han Han, con migliaia di commenti contro la censura di stato.

(continua…)

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