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Tutti i post su giornalismo

Cina vs. New York Times

Lo storico corrispondente del New York Times in Cina, Chris Buckley, non ha ricevuto il rinnovo del visto e ha dovuto lasciare il paese. La vicenda è vista in relazione all’inchiesta del giornale di due mesi fa sul patrimonio personale del premier Wen Jiabao.

Foto: danilo.tuhumuri

I cinque livelli della libertà di espressione in Cina

La libertà di espressione in Cina, nei suoi diversi gradi e limiti, spiegata da Wu Si (caporedattore del giornale Yanhuang Chunqiu) come fosse un edificio di cinque piani.

Dai princìpi della Costituzione alle regolazioni amministrative, fino al ruolo dei giornalisti e dei social network, passando per quella zona grigia di telefonate ai giornali da parte di funzionari governativi.

Per ciascun “piano” vengono delineati i margini di libertà, arrivando alla conclusione che la libertà di espressione non è chiaramente totale, ma neanche del tutto “non esistente”.

Cosa succede in Bangladesh

Un giornalista impegnato nel documentare i traffici di droga nella zona è stato ucciso in Bangladesh, nel distretto del Jessore vicino al confine con l’India. Dal 1992, sono 12 i giornalisti uccisi.

Intanto, nella zona di Ashulia, un centro urbano alle porte della capitale Dhaka, 300 fabbriche tessili hanno interrotto la produzione a causa delle violente proteste dei lavoratori, che chiedono migliori condizioni salariali.

Fonti: @AsiaSociety

Giornalismo in Cina e giornalismo della Cina

Segnaliamo qualche esempio trovato nei giorni scorsi su diversi aspetti del giornalismo cinese. Il primo è quello dei corrispondenti dall’estero, che si trovano da un lato nella difficoltà sia di riuscire a capire veramente a fondo un paese così complicato, sia di riuscire a decidere cosa non scrivere, visto il moltiplicarsi di fonti a disposizione, non solo per Internet ma anche per il crescente numero di giornali commerciali.

A proposito di commercio è affari, c’è un altro spunto di analisi che riguarda la pratica in crescita di inserire nei giornali cinesi notizie a pagamento. Sembra inoltre che la cosa avvenga in modo abbastanza trasparente e con tariffe semi-ufficiali. Interessante notare però come ad esempio le compagnie statunitensi potrebbero violare le leggi anti-corruzione del proprio paese, che impediscono di fare “investimenti” di questo tipo all’estero.

C’è poi un fronte, per così dire, di “politica estera”. La Cina sta diventando una potenza anche sul fronte dell’informazione, aprendo con la sua agenzia di stampa governativa Xinhua e CCTV uffici in diverse città del mondo. Xinhua ha anche preso in affitto uno dei maxi-schermi in Times Square, dove trasmette tutto il giorno notizie dalla Cina e pubblicità. Si parla di nuova prospettiva e dal punto di vista del governo cinese è un’attività necessaria per bilanciare i pregiudizi degli occidentali.

Foto: William Ward

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