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    La casa editrice di Andrea Berrini, scrittore e saggista. L’obiettivo: scoprire e tradurre narratori contemporanei asiatici che propongono scritture innovative.
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Tutti i post su segnalazioni

L’innovazione in Asia, raccontata da China Files sul Manifesto

Dopo il numero inaugurale dedicato alla classe media asiatica, è ora online un altro speciale per iPad a cura di China Files in collaborazione con il Manifesto. Si intitola InnovAsia e racconta di come sta cambiando l’idea di tecnologia e innovazione in Cina e in Asia, con le sue opportunità e i suoi limiti. Se avete iTunes, lo speciale si può scaricare direttamente da questo indirizzo.

La classe media asiatica raccontata da China Files

È appena uscito un numero speciale di China Files solo per iPad, realizzato in collaborazione con il manifesto. Si può scaricare gratuitamente da questo indirizzo, e ha come argomento la classe media asiatica. Prossimo appuntamento il 22 luglio, con un numero dedicato all’urbanizzazione.

Al suo interno potete trovare anche la recensione di L’impero delle luci, di Kim Young-ha, appena pubblicato da noi, e un articolo di Annie Zaidi.

Doppiozero: Un breve incontro con Acheng

L’ultimo articolo di Andrea Berrini su Doppiozero, dove si racconta l’incontro con lo scrittore e sceneggiatore Zhong Acheng. Si parla della sua attività attuale, molto limitata rispetto al passato (l’ultimo suo libro, il capolavoro Il re degli scacchi, è degli anni Ottanta), e del panorama letterario in Cina, nominando anche Han Han.

Doppiozero: Pechino. I love you

L’ultimo articolo di Andrea Berrini su Doppiozero, questa volta non sul blog ma presentato come approfondimento autonomo. L’argomento è sempre la Cina: si parla di amore, pudore e rapporti familiari, sia dal punto di vista del linguaggio che da quello sostanziale.

Tutto su @aiww

Parte una nuova rubrica su China Files, all’interno del blog Ai Weiwei quotidiano, ospitato sempre sullo stesso sito. Si chiama Never retreat, re-tweet ed è dedicata all’aggiornamento settimanale di quanto avviene, giorno per giorno, sul prolifico e molto frequentato account Twitter dell’artista cinese.

Generazioni, eredità letterarie, fatiche

L’ultimo articolo di Andrea Berrini su Doppiozero. Si tratta del resoconto degli ultimi incontri avvenuti nella permanenza a Pechino del 2012, esperienza che si può seguire più in dettaglio e costantemente anche sul blog In diretta dall’Asia.

L’8 marzo di Annie Zaidi, su China Files

Ieri China Files ha realizzato uno specialone per la Giornata internazionale della donna (aka Festa della donna). Si intitola Altre donne e raccoglia una serie di storie legate a diversi paesi dell’Asia.

Per quanto riguarda l’India, è stata proposta una lunga intervista ad Annie Zaidi nella quale sono stati toccati diversi temi legati alla situazione delle donne nel paese. Inoltre, è stato pubblicato un estratto da I miei luoghi, il reportage di Annie Zaidi appena pubblicato da Metropoli d’Asia.

D: Le donne in India subiscono quotidianamente discriminazioni e molestie, anche nella vita di tutti i giorni. Pensi che, nonostante tutte le differenze di casta, religione, ricchezza e status sociale, esista un tratto comune in grado di unire tutte le donne in India nella loro condizione? Pensi che ci sia un terreno comune dove tutte le donne indiane sentono di far parte di un gruppo specifico?

R: Questa è una domanda difficile. Credo che l’identità nazionale (così per come ladefiniamo) sia un concetto poco compreso, specialmente quando le persone sono divise e si dividono ancora in base a caste, religioni, classi sociali e così via. Se chiedi a una donna tribale illettarata che vive in un’area remota cosa significa essere una donna indiana, cosa risponderà? Lei a malapena sente la presenza dello stato indiano, a meno che non abbia beneficiato di particolari programmi statali, o altro, oppure può esser stata traumatizzata da altre forze che possono essere statali o meno, ma che lei comunque qualifica come “indiani”.

Oltretutto, moralità, norme sessuali, matrimonio e aspettative lavorative differiscono da una comunità all’altra.
Ci sono molte somiglianze, naturalmente. Una larga gamma di classi e caste sono aggrovigliate in quello che possiamo chiamare ‘mainstream’, la corrente tradizionale. Condividono i valori e i problemi che chiamiamo “indiani”. Ma fino a poco tempo fa c’era una grande diversità e, anche ora, le cose sono in continuo mutamento.

(Continua a leggere su China Files)

Amruta Patil tra miti e India

Segnaliamo un lungo articolo di Amruta Patil (Nel cuore di Smog City) su Tehelka, per capire il quale bisogna però premettere che l’autrice sta lavorando a una trasposizione grafica del grande poema epico indiano Mahābhārata.

Partendo dall’opportunità o meno di mostrare i capezzoli delle apsaras, si sviluppano da lì tutta una serie di interessanti riflessioni più da attualità, anche difficili da riassumere in realtà, per come il discorso sia da un lato anche molto personale e spazi liberamente tra i temi in ballo, legati alla libertà di parola e alla censura, all’arte e agli artisti, e alle traduzioni.

Han Han su Saturno

Segnaliamo questo interessante approfondimento su Han Han, autore di Le tre porte, comparso su Saturno, supplemento del Fatto Quotidiano. Cecilia Attanasio Ghezzi inquadra il personaggio riproponendo i link a una serie di suoi interventi, ma allo stesso tempo dando conto del più ampio dibattito – viene citato anche Ai Weiwei – su quanto la Cina sia pronta per la democrazia.

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Ai traduttori quel che è dei traduttori

Nella prossima edizione del DSC Prize, gli autori divideranno il loro premio con i traduttori. Come riporta in questo articolo il sito The Pioneer, non è la prima volta che accade una cosa del genere, ma è la prima volta per un premio così prestigioso.

Stanno quindi cambiando i tempi? Forse, ma nella seconda e più lunga parte dello stesso articolo si analizza più in dettaglio la situazione del ruolo di questo mestiere, e si ritiene che i passi compiuti non siano molto significativi.

In India, ne avevamo già parlato, tutta la questione assume poi dei connotati particolari, che vanno al di là del linguaggio formale, e in particolare alla resa con l’inglese. Riferimenti culturali, formule tipiche, opportunità o meno di inserire note, sono solo alcune delle questioni in ballo.

L’articolo segnala un’iniziativa del Ministero della Cultura indiano chiamata Indian Literature Abroad, che cerca di tradurre e promuovere la letteratura indiana nelle lingue ufficiali dell’Unesco, che sono inglese, francese, arabo, spagnolo, russo e cinese.

Foto: Greg Walters

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