Ho fatto una risonanza. Mi sono steso su un lettino – una sorta di bara bianca – e sono stato inghiottito dalla luce. Mi è sembrata un’esperienza ai confini della morte. Ho immaginato di librarmi nell’aria e di osservare il mio corpo dall’alto. La morte gli era proprio a fianco. Ormai era chiaro. Non mi restava molto da vivere.
Dopo una settimana mi sono sottoposto a un test sulle capacità cognitive e su qualcos’altro che non ho capito bene. Il medico mi ha posto dei quesiti a cui dovevo rispondere. Le domande erano semplici, eppure non trovavo le risposte. Mi sentivo come quando infili le mani in una vasca piena di pesci e, appena cerchi di tirarne fuori uno, quello ti sguscia tra le dita. «Chi è l’attuale Presidente della Repubblica? E in che anno siamo? Provi a ripetere tre delle parole che ha appena ascoltato. Quanto fa diciassette più cinque?» Avevo tutte le risposte sulla punta della lingua, ma non riuscivo a pronunciarne nessuna. Lo sapevo eppure non lo sapevo: Dio mio, com’era possibile?
Alla fine degli esami ho incontrato il dottore. Aveva un’espressione tutt’altro che radiosa.
«L’ippocampo si è atrofizzato», ha affermato leggendo il referto della mia risonanza. «Non ci sono dubbi: lei è affetto da Alzheimer. Non sappiamo a che stadio, però. Per capirlo dovremo tenerla sotto osservazione».
Ŭnhŭi, che mi era seduta accanto, è sprofondata in un silenzio di tomba.
«I suoi ricordi scompariranno un po’ alla volta», ha aggiunto il dottore. «Questo fenomeno riguarderà prima la memoria a breve termine e i ricordi recenti. Possiamo sempre cercare di ritardare questo processo, ma non saremo in grado di interromperlo. Per il momento la prego di prendere con regolarità le medicine che le prescrivo. Poi tenga un diario di tutto ciò che le accade e lo porti sempre con sé. Sa, è probabile che in futuro non sarà nemmeno più in grado di tornare a casa da solo».
Da Memorie di un assassino, di Kim Young-ha
Posted by Metropoli d'Asia on ottobre 26, 2016
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Da Oggetti smarriti, di Liu Zhenyun
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