Da La ragazza del karaoke, di Claire Tham

«È stato fantastico», dice con voce lenta, impastata di sonno. «Sei stata grandiosa».
Alle sei del mattino, nudo, il suo corpo mostra la sua età, con qualche rotolo intorno alla vita. Gli occhi sono cerchiati di nero. Q prende i pantaloni, estrae il portafoglio e tira fuori un rotolo di banconote.
«Quanto ti devo… Fa niente, prendili tutti».
Ling guarda la sua mano tesa, incredula. «Non voglio i tuoi soldi».
Q resta incredulo a sua volta. «È perché no, che diavolo?»
Lei gli volta le spalle e si avvia verso la porta. Dietro di sé lo sente esclamare: «Ma che c…? Non mi pianti in asso così….». Salta giù dal letto, con il lenzuolo intorno ai fianchi, e la segue in corridoio, urlando: «Non sono alla tua altezza?».
Le scaglia dietro le banconote e richiude la porta, sbattendola.
Ling appoggia la fronte alla parete del corridoio, e ride: Dai, dice alla vocina censoria che ha nella testa, devi ammettere che in un certo senso è divertente. Una cameriera di mezza età la supera spingendo un carrello e le rivolge uno sguardo sospettoso. Ling torna seria; tanto per cominciare, gli incipienti postumi della sbronza fanno sì che ogni risata le provochi ondate di mal di testa tipo tsunami. La cameriera, nascosta dagli spazzoloni, non ha visto il denaro sparpagliato per terra. Ling guarda le banconote e pensa: Perché no? Tanto le troverà qualcun altro e le raccoglierà, esultando per tanta fortuna. Quell’idea le arriva mista a una punta di disprezzo per se stessa, e per Q. Chiude gli occhi, fa un bel respiro. Intasca i soldi.

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