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    La casa editrice di Andrea Berrini, scrittore e saggista. L’obiettivo: scoprire e tradurre narratori contemporanei asiatici che propongono scritture innovative.
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Tutti i post su autori

Da L’atelier, di Yeng Pway Ngon

Quel giorno Jianxiong era arrivato presto, nell’atelier non c’era ancora nessuno. Posò il suo materiale e rimase in piedi fuori, accanto alla ringhiera, a fumare con gli occhi fissi sul furgoncino parcheggiato di fronte. Stava ancora rimuginando sulla discussione che aveva avuto la sera prima con Weihua. Quella settimana lo aveva incontrato due volte e si era un po’ pentito di avergli comunicato la sua decisione; era stato troppo precipitoso. Weihua gli aveva detto che sarebbe tornato per parlargli dopo un paio di giorni, ma lui era agitato e confuso, sentiva di non essere ancora pronto psicologicamente. E quando mai lo sarebbe stato?

Da L’atelier, di Yeng Pway Ngon

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Da Memorie di un assassino, di Kim Young-ha

 

Quando ho ucciso l’ultima volta? Sarà stato venticinque anni fa… o forse no. Ventisei. Non ero spinto a farlo da un banale impulso omicida, né tantomeno da una perversione di natura sessuale. No. Mi spingeva l’amara consapevolezza di non essere mai stato in grado di assaporare un piacere perfetto. Meglio: mi spingeva il desiderio di poterlo finalmente gustare una volta per tutte. «So che puoi fare di meglio», mi ripetevo ogni volta che seppellivo una nuova vittima. E me lo sono ripetuto finché, a un certo punto, quella speranza ha smesso di pulsarmi dentro.

Da Memorie di un assassino, di Kim Young-ha

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Da L’uomo tigre, di Eka Kurniawan

Nessuno aveva mai sentito parlare di un metodo così primitivo per uccidere. Negli ultimi dieci anni in città si erano registrati dodici omicidi, commessi con un machete o una spada. Mai una pistola, mai un kris e soprattutto mai i morsi. O meglio, c’erano stati centinaia di casi che avevano implicato morsi, particolarmente in liti tra donne, ma nessuno si era concluso con la morte. Le identità dell’assassino e della vittima rendevano la notizia ancora più sconvolgente. Conoscevano molto bene sia il giovane Margio sia l’anziano Anwar Sadat, e non avrebbero mai creduto che potessero diventare protagonisti di una tragedia del genere, a prescindere da quanto Margio desiderasse uccidere qualcuno e da quanto fosse odioso l’uomo di nome Anwar Sadat.

Da L’uomo tigre, di Eka Kurniawan

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L’uomo tigre su Il Fatto Quotidiano

Sul suo blog ospitato nel sito de Il Fatto Quotidiano, Lorenzo Mazzoni parla di L’uomo tigre, di Eka Kurniawan, inquadrandolo nel contesto letterario indonesiano e definendolo «un libro graffiante e dalla forte carica immaginifica», e sottolineando anche come sia un giallo atipico, dato che il colpevole si scopre già dalle prime pagine.

Utilizzando uno stile dai tratti esotici che ricorda García Márquez e V.S. Naipaul, e che deve molto alla tradizione della narrazione orale, Eka Kurniawan tratteggia una storia dai risvolti soprannaturali: l’omicidio di un incallito donnaiolo, Anwar Sadat, perpetrato da Margio, un ventenne in preda a traumi esistenziali dovuti alla violenta e non rieducabile condotta del padre.

(continua a leggere sul blog di Lorenzo Mazzoni)

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Da La Cina sono io, di Xiaolu Guo

All’improvviso un suono dirompente trafigge l’aria, come il grido convulso di un uccello intrappolato in una stanza. Jian si riscuote dal torpore. Si trova nella biblioteca dei pazienti. I suoi compagni di ospedale sono concentrati nel sudoku o nelle parole crociate. Lui è sveglio, ma la stanchezza gli si avvinghia agli arti. La sua mente è posseduta da allucinazioni olfattive della sua zuppa preferita, quella di manzo e maiale con tanto pepe di Sichuan. La zuppa sta fumando proprio davanti ai suoi occhi. Per lui la Cina è ancora viva, riesce ancora ad assaporarla. Fiuta l’odore acre e malsano dei vicoli di Pechino e sente il pizzicore del peperoncino nell’aria tra i banchi del mercato. Aspetta. Con il corpo stanco e pesante.

Da La Cina sono io, di Xiaolu Guo

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Da 20 frammenti di gioventù vorace, di Xiaolu Guo

STUDIOS CINEMATOGRAFICI DI PECHINO
SCHEDA DI ISCRIZIONE PER COMPARSE

Nome: Fenfang Wang
Sesso: femminile
Anno di nascita: 1980
Luogo di nascita: Jiang Shan Cun, Huang Shi Xian, provincia dello Zhejiang
Condizione sociale dei genitori: contadini, non comunisti
Istruzione: licenza media
Altezza: 168 cm
Misure: 85-69-90
Gruppo sanguigno: B
Animale zodiacale: scimmia
Segno zodiacale: scorpione
Personalità: versatile, può recitare parti di personaggi estroversi e introversi, socievoli o timidi
Esperienze di lavoro: donna delle pulizie presso l’Ostello del popolo; operaia; maschera presso il Cinema dei Giovani Pionieri
Competenze: Inglese Livello 2; dattilografia; fabbricazione di lattine di metallo (5 lattine in 45 secondi)
Limitazioni: nessuna
Hobby: Guardare film, soprattutto di Hollywood; leggere romanzi occidentali tradotti

Da 20 frammenti di gioventù vorace, di Xialu Guo

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Xiaolu Guo raccontata su L’Indice dei libri del mese

La rivista culturale L’Indice dei libri del mese ha dedicato un lungo articolo a Xiaolu Guo e al suo più recente libro pubblicato da Metropoli d’Asia, 20 frammenti di gioventù vorace.

Oltre a un inquadramento sulla trama, si parla di diverse caratteristiche della scrittura dell’autrice e dello scenario globale nel quale si muove, anche ricordando alcune occasioni di incontro avute in passato in Italia.

Risaltano nel romanzo le immagini mai “esotiche” di una Pechino affollata, caotica e piena di scarafaggi. La città che Fenfang percorre, cambiando continuamente lavoro e casa, è un vero e proprio personaggio, descritto con acume, vivacità e umorismo pungente, lo stesso che la protagonista ormai adulta riserva al suo io più giovane e inesperto, quando racconta che all’arrivo dal villaggio era solo “una diciassettenne convinta che bere una lattina di Coca gelida fosse la cosa più fantastica del mondo.”

(continua a leggere su L’Indice dei libri del mese)

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Oggetti smarriti su Leggere a lume di candela

Il sito Leggere a lume di candela ha dedicato una recensione a Oggetti smarriti, il nuovo libro di Metropoli d’Asia dell’autore Liu Zhenyun. Oltre alla trama, si parla anche dei personaggi e dello scenario in cui si svolge la storia, Pechino.

Due consigli per chi prende tra le mani “Oggetti smarriti”: non preoccupatevi se vi sembra di confondere i nomi dei personaggi, è difficile ricordarli, ma non ha molta importanza e almeno un paio vi resteranno in mente.
E poi lasciatevi trascinare dalla trama e dalle storie, correte insieme ai ladri nelle strade di Pechino, sedetevi insieme a loro in uno dei tanti posti all’aperto a mangiare una ciotola di zuppa, guardate in alto verso la cima dei grattacieli di nuova costruzione, andate nei vicoli bui della città vecchia, incontrate la miriade di persone che popolano il sottobosco cittadino e che trafficano rispettando la delimitazione delle loro aree di gioco.

(continua a leggere su Leggere a lume di candela)

Kim Young-ha intervistato da Gioia

Il settimanale Gioia ha intervistato Kim Young-ha, autore di Memorie di un assassino con Metropoli d’Asia. Si è parlato del tema centrale del libro, appunto la memoria, anche in relazione alle vicende personali dell’autore, e del rapporto tra Corea del Sud e Corea del Nord.

Tew Bunnag (e le bambole magiche) su La Lettura del Corriere della Sera

Su La Lettura, supplemento culturale del Corriere della Sera, Marco Del Corona si sofferma un fenomeno sociale esploso negli ultimi mesi in Thailandia: le luk thep, “bambole magiche” di fattezze infantili che si ritiene siano portatrici fortuna.

Per parlarne intervista Tew Bunnag, scrittore tailandese autore con Metropoli d’Asia di Il viaggio del Naga e Cortina di pioggia, per il quale si tratta di un fenomeno collettivo di rimozione dai problemi reali dati dalla situazione del paese.

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