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    La casa editrice di Andrea Berrini, scrittore e saggista. L’obiettivo: scoprire e tradurre narratori contemporanei asiatici che propongono scritture innovative.
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Tutti i post su autori

L’impero delle luci sul Corriere della Sera

Il Corriere della Sera parla dell’ultimo libro di Metropoli d’Asia, L’impero delle luci, di Kim Young-ha. Da qui ad affrontare temi più ampi legati al rapporto tra le due Coree il passo è breve, e in questo caso si mette l’accento sulla ricerca di identità in un gioco di ruoli nel quale si prefigura l’esistenza di una “Corea di mezzo”. L’autore dell’articolo, Marco del Corona, sempre sul Corriere ha anche un blog dedicato all’Asia.

Il Premio Ostana a Chenreb Gyamtso, dal Tibet

Il giovane scrittore tibetano Chenreb Gyamtso ha vinto il Premio Ostana, che si svolge ogni anno nella cittadina in provincia di Cuneo, ed è dedicato alle lingue madri in via di estinzione. Su questa pagina di Nòvas d’Occitània è presente un profilo dell’autore, con anche il racconto breve che gli è valso il premio e il video con un’intervista tradotta in italiano.

Questo è li sito di Chenreb Gyamtso, si tratta di una piattaforma che raccoglie raccoglie romanzi, racconti e altre opere provenienti da vari autori.

Un’intervista a Silvia Pozzi, su Han Han

Agi China 24 ha intervistato Silvia Pozzi, docente di lingua e letteratura cinese che ha tradotto per Metropoli d’Asia i due romanzi di Han HanLe tre porte e Verso Nord unonoveottootto. L’occasione è buona per parlare quindi delle differenze soprattutto linguistiche tra le due opere, il che indirettamente ci dice qualcosa anche sulla persona di Han Han e sulla società cinese.

L’impero delle luci su China Files

China Files ha già recensito L’impero delle luci, di Kim Young-ha, appena uscito con Metropoli d’Asia.

Con l’occasione si parla anche dei 25.000 profughi nordocoreani nel Sud, e di quelli tra loro accusati di spionaggio.

Una spy story dalla Corea del Sud

La letteratura, si dice, è nemica dell’attualità. Si situa in contesti senza tempo, pretende di rappresentare ciò che dura, ciò che non si situa in un contesto determinato. Cerca, forse presuntuosamente, l’universale.

La anomala spy story coreana che mandiamo in libreria rompe senza volerlo questo schema. L’impero delle luci del quarantacinquenne Kim Young-ha uscì in Corea del Sud nel 2006. Visitando Seoul nel 2009 mi stupii della scarsa attenzione data a quest’autore, che già aveva nel suo carnet un paio di romanzi interessanti, e da allora ha cominciato a imporsi al mondo: finalista al Man Asian Literary Prize, tradotto e pubblicato in USA, Francia, Germania, e finalmente da noi con questo primo titolo a cui altri seguiranno.

Ma allora, nel 2006, una spy story a cavallo del 38° parallelo sembrava fuori tempo. E invece, forse, Kim Young-ha sapeva prevedere: l’escalation della Corea del Nord, la corsa all’atomica (e ai missili a lunga gittata capaci di portarla lontano), sono procedute a strappi, ma progressivamente. Lo scorso marzo Kim Jong-un arrivava a dichiarare decaduto l’armistizio sul quale da più di sessantanni si incardina la storia di due paesi così diversi, ma costretti a convivere come le due metà di una mela: l’uno, è ormai la rappresentazione museale di un comunismo come non si trova più nel mondo quasi fosse una specie in via d’estinzione, l’altro, è il prototipo di un’Asia emergente e prospera dove le esistenze si avviano verso destini individuali di solitudine e disperazione e deragliamento.

Kim Young-ha racconta la sua storia sul canovaccio dell’ultima giornata da uomo libero di una ex spia nordcoreana a Seoul, un uomo che dopo essersi costruito in vent’anni una famiglia e una carriera si vede improvvisamente richiamato in patria da un ordine inatteso, lanciato da un potere superiore che non dava traccia di sé da più di un decennio. La sua lotta per la sopravvivenza, la reazione all’ordine impartito non sono che l’arena entro il quale Kim Young-ha ci apparecchia lo slowmotion di una mezza dozzina di personaggi sui quali è capace di zoomare con perizia, portandoci avanti e indietro nel tempo lungo trentanni di storia del Nord e del Sud, dove i colpi di scena tipici di ogni grande spy story si rispecchiano nei disvelamenti privati, negli shock connaturati alle esistenze metropolitane di un mondo – quello del Sud – cambiato troppo in fretta.

E qui, va a capire perché, Metropoli d’Asia va curiosamente a incocciare sull’attualità politica e mediatica: mandiamo in libreria L’impero delle luci di Kim Young-ha mentre il dittatore bambino Kim Jong-un sposta i suoi missili da una parte all’altra del paese, tirando la corda senza mai spezzarla, in una sorta di show a beneficio dei propri concittadini che si riverbera sul mondo intero, come ho voluto narrare in un mio editoriale su Doppiozero: Asia a perdita d’occhio.

Tre piccioni con una fava allora: il romanzo e la sua capacità di scavare dentro ai personaggi, la spy story densa di colpi di scena, e, perfino, l’attualità.

Con una ciliegina sulla torta: Kim Young-ha viene in Italia, dopo l’estate. Vogliamo che incontri il nostro pubblico, e sarà il più vasto possibile.

Amruta Patil su Marie Claire

Marie Claire ha chiesto a diverse donne indiane un’opinione riguardo la condizione femminile attuale, anche alla luce delle recenti reazioni agli ultimi episodi di violenza sessuale. Tra loro anche Amruta Patil, autrice con Metropoli d’Asia di Nel cuore di Smog City.

Han Han su Uomo Vogue

La rivista Uomo Vogue traccia un profilo di Han Han (autore con Metropoli d’Asia di Le tre porte e Verso Nord unonoveottootto) e delle sue attività più prettamente commerciali, partendo proprio da alcuni degli slogan che accompagnano le sue apparizioni come testimonial pubblicitario di successo.

La fantascienza in Cina

Caratteri Cinesi traduce un intervento dell’autore Hang Song sul genere fantascientifico in Cina, e sulle differenze rispetto al resto del mondo. L’occasione è l’uscita di un numero monografico della rivista Science fiction studies.

A metà degli anni ’80 – racconta – vennero chiuse praticamente tutto le riviste del genere, in nome della lotta all’”inquinamento spirituale”. Nonostante questo, il genere è sempre rimasto vivo, mantenendo un significato anche in qualche modo allegorico rispetto alla descrizione della politica e della società in Cina.

I miei luoghi citato da Internazionale

All’interno di un articolo sull’India, tradotto dall’Atlantic, Internazionale del 15 marzo 2013 inserisce tra le “Informazioni pratiche” I miei luoghi di Annie Zaidi, come libro consigliato dai lettori.

Chan Ho Kei su D – la Repubblica

Chan Ho Kei, autore con Metropoli d’Asia di Duplice delitto a Hong Kong, è stato citato su D – la Repubblica del 13 marzo, all’interno di un lungo speciale di approfondimento su Hong Kong.

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