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    La casa editrice di Andrea Berrini, scrittore e saggista. L’obiettivo: scoprire e tradurre narratori contemporanei asiatici che propongono scritture innovative.
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Tutti i post su Cina

Xiaolu Guo sul Sunday Times

Una recensione del Sunday Times sull’edizione inglese di Once Upon a Time in the East: A Story of Growing Up, libro di Xiaolu Guo che Metropoli d’Asia pubblicherà il prossimo autunno. L’articolo si concentra in particolare su alcuni aspetti drammatici della giovinezza di Xiaolu Guo, suggerendo un paragone con le esperienze narrate in Cigni selvativi, di Jung Chang.

Una recensione sul Financial Times del prossimo libro di Xiaolu Guo

Sul Financial Times, la prima recensione di Once Upon a Time in the East: A Story of Growing Up, libro di Xiaolu Guo che Metropoli d’Asia pubblicherà in autunno. Pochi giorni fa ne avevamo segnalato un estratto pubblicato sul Guardian, riguardante il trasferimento dalla Cina al Regno Unito. In questo articolo si parla anche di altri aspetti, come la sua infanzia molto difficile.

Da Oggetti smarriti, di Liu Zhenyun

Tre mesi prima c’era stato il matrimonio della figlia di Lao Huang, quello che vendeva i colli di maiale. Non trattava soltanto capocollo ma anche cuore, polmoni, budella e frattaglie d’ogni tipo. Gli altri banchi vendevano principalmente carne, il resto solo se capitava, mentre da Lao Huang c’erano solo collo e interiora, ragion per cui i suoi prezzi erano più bassi. Liu Yuejin comprava sempre da lui e, a lungo andare, erano diventati amici. Quando Liu Yuejin faceva scivolare di straforo nel carretto qualche pezzo di budello, Lao Huang non diceva niente. A volte, dopo aver comprato, si sedeva a chiacchierare e Lao Huang lo stava a sentire. Quando la figlia si era sposata, Liu Yuejin aveva partecipato al regalo e ora era seduto al banchetto di nozze. C’erano cibo e bevande, lui non aveva mangiato granché ma si era scolato un bel po’ di vino. Vicino a lui c’era la moglie di Wu Laosan, quello che vendeva i colli di gallina. Liu Yuejin li prendeva sempre da lui. Come Lao Huang, Wu Laosan non vendeva il resto del pollo, solo colli e carcasse. Quando andava al suo banco, Liu Yuejin scherzava spesso con sua moglie. Wu Laosan e la sua signora venivano entrambi dal Nord-Est, e le donne di quelle parti sono famose per avere un seno abbondante.

Da Oggetti smarriti, di Liu Zhenyun

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Xiaolu Guo si racconta sul Guardian

Il Guardian ha pubblicato un lungo estratto da Once Upon a Time in the East: A Story of Growing Up, di Xiaolu Guo, che Metropoli d’Asia pubblicherà in autunno. L’autrice ha già pubblicato con la nostra casa editrice La Cina sono io e 20 frammenti di gioventù vorace.

Nel testo si seguono le diverse tappe del suo percorso, partendo dal desiderio di andare via da Pechino e l’opportunità ricevuta vincendo la Chevening Scholarship che le ha permesso di trasferirsi nel Regno Unito per studiare regia. Troviamo la descrizione delle difficoltà di integrazione avute con il trasferimento nel dintorni di Londra, e in seguito – in misura minore – nel centro, in una società occidentale diversa da quella che aveva immaginato.

Si arriva poi alla fine della borsa di studio, alla decisione di rimanere nel Regno Unito, fino all’idea del primo romanzo, sfidando le difficoltà di dover scrivere non nella propria lingua madre, e per di più studiando da autodidatta. Ci sono diversi interessanti passaggi sulle differenze tra l’”immaginazione visuale” data dalla lingua cinese e l’uso dell’alfabeto in inglese, e sulle difficoltà incontrate nelle declinazioni verbali.

La penultima parte del racconto è incentrata sull’inaspettata pubblicazione del romanzo da parte di una casa editrice prestigiosa come Random House, dopo essersi rivolta a un agente, cosa invece piuttosto inusuale in Cina.

Infine, nell’ultima parte troviamo il tentativo di tornare a far visita alla famiglia in Cina, le preoccupazioni per cui questo potesse non accadere a causa delle sue pubblicazioni, e il ritrovarsi amaramente con in mano un visto di sole due settimane e soprattutto il passaporto cinese tagliato in ambasciata dal momento che ottenendo il passaporto britannico aveva implicitamente scelto quella nazionalità, e la legge cinese non prevede di avere due passaporti.

“Yes. Great Britain,” I confirmed.
“That’s great. Greater than United States, right?” my mother said, drawing her conclusions from her Maoist education of the 1960s. But I knew that she had no idea about either Britain or America. The only thing she knew about those countries was that they were in the west. “You should take a rice cooker with you. I heard that westerners don’t use rice cookers.”

(continua a leggere su The Guardian)

Da La Cina sono io, di Xiaolu Guo

Un altro mese affonda nella sabbia che orla la Manica. La routine degli incontri con il suo assistente sociale Brandon frustra Jian. La conversazione si muove attraverso una densa melassa di accenti. Niente sembra poterla tagliare.
Brandon conciliante, con la sua inflessione di Glasgow:
«Devi avere pazienza, Jian! La tua richiesta non può essere valutata in un giorno. Dobbiamo aspettare il procedimento ufficiale…».
Jian disperato con il suo accento cinese:
«Avere pazienza non mi farà avere l’attenzione dei funzionari dell’immigrazione, e nemmeno il loro rispetto!».
«Ma perché?»
Finalmente Jian capisce cosa Brandon sta cercando di dirgli: da quando gli è scaduto il visto, finché non lo classificano come rifugiato politico non ha uno status. È una “non-persona”. Una “non-persona”? «Non appartieni a nessun Paese; non sei cittadino di nessun luogo», gli ha spiegato il funzionario dell’immigrazione.
Non-persona, pensa. È talmente assurdo che gli sembra quasi cinese.

Da La Cina sono io, di Xiaolu Guo

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Da Se non è amore vero allora è spazzatura, di Zhu Wen

Per tutto il pomeriggio Xiao Ding rimane disteso sul letto ad aspettare la telefonata del padre. Ma il telefono squilla solo due volte, e in nessuno dei due casi è papà. La prima volta è Yu Yang, è a un ricevimento e si è fatta prestare il cellulare per scambiare due parole con Xiao Ding: il segnale è debolissimo, sembra stia facendo uno sforzo sovrumano. In sintesi dice che si trova a Shanghai e che, quando avrà finito le sue cose lì, magari potrebbe fare un salto a trovarlo; ha l’aria di sondare il comportamento del suo interlocutore. Xiao Ding tiene premuto sull’angolo dell’occhio un fazzoletto riempito di pezzetti di ghiaccio che puzzano di pesce. Forse però non è la cosa giusta da fare, e non è sicuro che funzioni. L’altra telefonata è di un amico con due incisivi finti, detto Coniglio: evidentemente mentre telefona a Xiao Ding non se li è infilati, sicché la voce esce fioca e piuttosto strana. Gli chiede se la sera ha tempo di andare da lui a giocare a majiang, ma Xiao Ding risponde scorbutico: Prima di farmi domande rimettiti i denti, non capisco cosa stai dicendo. E riattacca.

Da Se non è amore vero allora è spazzatura, di Zhu Wen

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E adesso? recensito su Il giro del mondo attraverso i libri

Sul sito Il giro del mondo attraverso i libri è possibile leggere una bella recensione di E adesso?, di A Yi. Nell’articolo si parla della trama, mettendo in luce la psicologia complessa del protagonista-narratore.

Il mio consiglio: è un romanzo inquietante dove il narratore è il criminale stesso; un libro di memorie, giustificazioni e spiegazioni, una vera e propria discesa negli inferi.

(continua a leggere su Il giro del mondo attraverso i libri)


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E adesso? recensito su Asiablog.it

Il sito Asiablog.it ha parlato di E adesso?, di A Yi, ponendo l’accento sulla trama, sul protagonista e sul ritratto della Cina offerto dall’autore.

Crede che la società sia malata, che gli esseri umani non siano altro che cadaveri in decomposizione, e si sente impotente davanti a tutto questo. Solo dopo essere fuggito nell’entroterra, si ferma a considerare le conseguenze delle sue azioni; e non per la vittima o per la madre di lei, che ha perso l’unica figlia, ma per la vita che adesso dovrà lasciarsi alle spalle, una vita tutt’altro che piacevole. Per aggiungere un po’ di brivido alla sua nuova esistenza di fuggiasco, lascia indizi alla polizia, sfidandola a trovarlo. È un gioco al gatto e al topo, in cui lui si vede nella parte dell’agile roditore che sfugge alla cattura. Ma più che un romanzo su una caccia all’uomo, E adesso? è un’indagine psicologica su una mente malata.

(continua a leggere su Asiablog.it)


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Xiaolu Guo sulla Brexit

Xiaolu Guo, autrice con Metropoli d’Asia di La Cina sono io e 20 frammenti di gioventù vorace, aveva pubblicato qualche tempo fa un testo, tradotto dal Corriere della Sera, con sue considerazioni sul referendum che ha sancito l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. L’autrice, residente a Londra da diverso tempo, ci porta in un viaggio tra amici e conoscenti nei momenti successivi al voto.

Ho chiamato i miei migliori amici di Londra (sono per la maggior parte europei che vivono in Gran Bretagna da anni), e li ho invitati a una veglia post-referendum. Abbiamo bevuto birra belga e vino italiano (l’origine dei prodotti all’improvviso era diventata importantissima). È arrivata la mezzanotte e siamo finiti a camminare lungo il Regent’s Canal, in preda alla tristezza, sotto il cielo inglese senza stelle. Le luci si erano spente in tutta Europa e le nubi invisibili sopra di noi erano il presagio di un temporale imminente.

(continua a leggere sul Corriere della Sera)


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Doppiozero: Censura in Cina

Nel suo ultimo articolo su Doppiozero, il lungo e denso racconto di Andrea Berrini su un caso di censura che lo ha coinvolto personalmente: la decisione di non andare in stampa, a due giorni da quando previsto, della versione cinese del suo libro Noi siamo la classe operaia. I duemila di Monfalcone, incappato nella “categoria 14″ che riguarda le “opere di paesi socialisti e leader di paesi fratelli”. L’articolo è un’occasione per conoscere da vicino una vicenda di censura (o auto-censura), cercando di intravederne i meccanismi a tratti incomprensibili e il clima di omertà attraverso cui opera, e arrivando a immedesimarsi nella frustrazione di chi con questi problemi deve misurarsi quotidianamente.

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