Frankfurt Buchmesse vs Ubud Writers Festival

Il logo di Ubud Writers Festival

Stesse date, dal 6 al 10 ottobre, circa dodicimila chilometri di distanza. La competizione tra Ubud Writers & Readers Festival e Fiera di Francoforte è evidente. Per ora, Golia è in Europa, ma la fionda degli indonesiani tira lontano. Ho chiesto agli organizzatori: questo significa tagliar fuori praticamente tutti gli operatori dell’industria editoriale globale, che non possono esimersi dal pagare pegno alla più grande fiera del mondo. Risposta: no, molti asiatici vengono qua. E’ l’ora della svolta, chi è interessato all’Asia faccia una scelta. Presuntuosi? Sì, ma interessanti. Alla settima edizione, gli scrittori invitati sono più di 120 alla faccia della crisi, per la maggior parte da Asia e Pacifico. Molti scrivono in inglese, lingua che sarà ancora il medium preferito degli incontri: ma a questo punto la scelta non è più di retroguardia, è un modo come un altro di cercare di imporsi al mondo. Ma Jan, Tash Aw, Najat el Hachmi, Nguyen Qui Duc saranno a Ubud.
Anche Metropoli d’Asia.
E, del resto, i contatti a livello globale tra editori e agenti non si tengono via web, di questi tempi? Io apro il mio skype, il mio gmail, e ho il volto dell’ interlocutore davanti agli occhi. Non posso pagar da bere, certo. Ma pochi mesi fa, quando i visitatori della fiera di Londra restarono a casa bloccati dal fumo del vulcano, la maggior parte degli appuntamenti fu onorata via web. E molti dissero: beh, ho fatto meno fatica.
Europe vs Asia…

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