Vicinanze

Mi trovo a raccontare una storia che mi riguarda direttamente, come scrittore. Lo faccio perchè è un buon esempio di quanto la nuova Asia abbia oggi da condividere con la vecchia Europa.
L’editore di Singapore con cui MdA ha iniziato una collaborazione stretta è la Ethos Book del mio amico Fong Hoe Fang. Una sera mi è capitato di accennare a un mio libro: Noi Siamo la Classe Operaia, edito da Baldini&Castoldi anni fa. Narravo la storia dei duemila operai dei cantieri di Monfalcone che, nel 1947, decisero di emigrare nella confinante Jugoslavia perchè, dicevano, volevano contribuire alla costruzione di una società comunista. Come si può immaginare, l’emigrazione di massa ebbe esiti tragici: alcuni dei monfalconesi vennero addirittura rinchiusi per anni nei terribili gulag di Tito. Una decina di anni fa intervistai molti degli anziani protagonisti di quell’epopea, descrivendo la delusione e il vero e proprio trauma che quella storia contribuì a sedimentare nelle fibre dell’immaginario collettivo operaio e di sinistra in Venezia Giulia: il sogno di una società diversa che si infrange sulla scorza ruvida del comunismo reale.
In un ristorante di Singapore poco tempo fa, Hoe Fang mi ascoltava impietrito. Gli vidi gli occhi lucidi. Cominciò a raccontare lui, con fatica. La sua era una famiglia di proprietari terrieri, originaria della Cina del sud est. Negli stessi anni in cui i miei monfalconesi si rompevano il muso contro il muro del socialismo titino, il fratello di suo nonno si unì ai comunisti cinesi di Mao Tse Tung impegnati nella Lunga Marcia, che stava per sfociare nella rivoluzione e nella presa del potere. Il primo effetto dell’instaurazione del comunismo fu l’espropriazione dei latifondisti: i fratelli si divisero, il nonno di Hoe Fang fece appena in tempo a trasferire parte di suoi averi a Singapore, dove di lì a poco fondò la stamperia che oggi, guidata da Hoe Fang, è una fiorente industria grafica e pubblicitaria (oltre che editoriale). Il fratello rimase con i suoi compagni: si dichiarò lieto di vedere le sue terre espropriate e donate al popolo. Diventò in breve uno dei massimi dirigenti del Partito Comunista Cinese, con importanti incarichi di governo.
Venne poi la Rivoluzione Culturale. Preso di mira dalle Guardie Rosse, il prozio di Hoe Fang subì le note umiliazioni, venne inviato in campagna a ‘rieducarsi’ e in seguito confinato come operaio comune in una fabbrica della Manciuria settentrionale. Decise di andarsene, riuscì a fuggire a Taipei e poi negli Stati Uniti. Ci vollero quasi tre decenni perchè Deng Tsiao Ping, l’artefice della virata cinese verso il libero mercato, lo richiamasse a Pechino. Fu riabilitato, e gli fu proposto di rientrare nei ranghi: con un prestigioso incarico, equivalente al nostro Sottosegretariato ministeriale. Ma lui, a Deng Tsiao Ping, rispose di no. Non c’è niente, disse, che possa ricompensarmi per ciò che ho perduto.
Fong Hoe Fang dice che è per quello che la sua esistenza di grafico e stampatore non gli bastava. Lavora con tutte le multinazionali che hanno sede nel paese, ne cura le campagne di immagine e di marketing. Ma ha voluto, quasi da dilettante e sicuramente a profitto zero, costruire un catalogo editoriale centrato sulla produzione poetica e teatrale a Singapore. E fra un po’ tradurrà il mio Noi Siamo la Classe Operaia.
Lunga vita alla collaborazione tra MdA e Ethos Books.

  • http://tabaccherieorientali.blogspot.com/ Klara

    Complimentoni!

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