La ragazza del karaoke, di Claire Tham

Poche settimane fa ho scritto un articolo per una rivista online di Singapore. In mezzo a tante altre cose ho scritto: quando, amici miei di Singapore, nascerà nel vostro paese il nuovo J.G. Ballard asiatico? Quando il nuovo Carver? Quando Singapore ci darà un grande romanzo sull’orrore suburbano?

La rivista è gestita da poeti, alcuni dei quali laureati a Oxford, e i poeti scrivono poesie, non romanzi. Ci si trovano anche molti racconti, come è tipico di questo strano paese, città stato di cinque milioni di abitanti, enclave finanziaria legata all’Occidente – e ai suoi capitali più sporchi, si mormora – che sembra emergere letterariamente sul terreno del racconto breve piuttosto che sulla narrazione più distesa del romanzo. I miei amici poeti hanno avuto un piccolo sobbalzo: e perché? Perché proprio noi dovremmo dare al mondo il Ballard asiatico?

Perché questa città racchiusa in sè stessa, dove una dittatura paraimprenditoriale in graduale alleggerimento governa come un Grande Fratello la vita di tre milioni di famiglie di impiegati, quella di un milione di immigrati ai quali sono destinati i lavori manuali, e quella di quasi un milione di ricchi imprenditori o rentier (Singapore è lo stato con la maggior densità per metro quadro al mondo di Lotus, Ferrari, Maserati, Aston Martin e Bentley), sembra un esperimento in vitro che sarebbe stato bene in un romanzo di fantascienza degli anni settanta.
Il suo popolo è la cavia di un mondo futuro (almeno in questa parte del continente asiatico) che sarebbe meraviglioso poter dissezionare con la penna di un grande autore. Quando chiesero a Ballard perché aveva tanto interesse per il ceto medio e per le aree residenziali extraurbane (il suburb) lui rispose: perché questo è il luogo del conflitto, il conflitto che non si vede.
La ragazza del Karaoke della giovane avvocatessa Claire Tham non è ancora il romanzo che attendo. Ma lei ha esordito con una raccolta di racconti intitolata: Fascist Rock, Stories of Rebellion che è tutto un programma, e aveva già provato a cimentarsi con una dimensione più lunga (Skimming). E il giallo (thriller, mistery, noir? un po’ tutte queste cose insieme) che ne è venuto fuori questa volta funziona. Gli ingredienti ci sono tutti: la ragazza cinese immigrata che lavora nel locale a luci rosse, il giovane manager rampante, e sopratutto l’ambientazione: un compound come ne stanno nascendo a grappoli a Singapore, luogo chiuso e recintato dove nelle residenze di lusso…
Suspence. Basti dire che la storia che racconta Claire Tham è una storia vera, avvenimento di cronaca nera che ha tenuto banco sulle pagine dello Straits Times di Singapore per mesi. E che Claire Tham si è guadagnata un certo numero di ammiratori tra i miei amici poeti, e un gran numero di nemici e detrattori dentro ai compound.
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