Da L’impero delle luci, di Kim Young-ha

Si era sempre salvato con un semplice espediente: il ricatto. Se fosse stato accusato, avrebbe potuto rivelare i nomi di personaggi molto in vista che si procuravano il fumo da lui. Ciò che Mari non riusciva davvero a concepire era come fosse possibile che quei divi, una volta rimessi in libertà, tornassero da lui come se niente fosse e senza provare neanche una punta di rancore nei suoi confronti: si era rassegnata a credere che fosse un altro effetto causato dalla dipendenza. Quell’uomo sembrava nascondere un talento che gli consentiva di ammaliare gli altri, eppure più lo guardava e più le sembrava un maestro di banalità, un qualunquissimo uomo di mezza età. Non superava il metro e settanta di altezza e anche il suo viso non era certo quello di un Adone. Lavoravano insieme già da cinque anni, ormai, e ciò nonostante non aveva mai trovato in lui nulla di attraente. Eppure si era già sposato per la seconda volta, tra l’altro con una ex modella, e anche dopo il matrimonio era sempre circondato da ragazze: a Mari non restava che pensare che avesse delle doti nascoste.

Da L’impero delle luci, di Kim Young-ha

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