Da dollari la mia passione, di Zhu Wen

«Visto che non abbiamo ancora deciso, perché cammini così in fretta?»
«Perché anche andare a zonzo così è un piacere. Ma adesso dimmi, dove si va?».
Non lo so nemmeno io dove convenga andare. Trascino mio padre a un chiosco di bibite e compro due lattine di Coca in due bicchieri di carta. Illuminata dal sole, la sua faccia è il ritratto della salute, sembra sprizzare radiosità da tutti i pori. È un po’ sudato, i capelli appiccicaticci hanno perso la fluente eleganza di prima. E se adesso cominciasse a scendergli un rivoletto nero sulla fronte? Oddio, fa’ che non succeda, per favore! La mamma ti ha detto di comprarle qualcosa?, gli chiedo. No, non sa neppure che sono venuto qui, risponde lui. Allora sei libero come me? Certo, siamo un uomo in compagnia di un altro uomo, che cosa facciamo? Ovvio che dovremmo fare cose da uomini. Ma è pomeriggio, il sole è ancora alto nel cielo. E che importa? Con due soldi in tasca la notte può anche arrivare in anticipo. Ci accovacciamo sul gradino del marciapiede con i nostri due bicchieri di Coca in mano. Continuiamo ad alzare la testa e a guardarci senza parlare, in un tacito dialogo ininterrotto. Dovrei sapere di che cosa ha bisogno mio padre, questo ci si aspetta da un figlio che sia un figlio. Se in futuro mi trovassi anch’io ad avere un momento di libertà e infischiandomene del ruolo conferitomi dall’età facessi una capatina da mio figlio, preferirei che avesse una qualche idea su come procurare attimi di piacere al suo provato padre, non che se ne stesse lì a mostrarmi rispetto formale come un idiota. Dammi retta, figliolo, il rispetto è una cosa troppo astratta. Invece dobbiamo imitare il romanticismo del dollaro americano, la forza dello yen giapponese, l’equilibrato ottimismo del franco svizzero: sono questi i valori veri, concreti, che dovremmo imparare.

Da Dollari la mia passione, di Zhu Wen

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