Un articolo di Rolling Stones su I miei luoghi, di Annie Zaidi.
Annie Zaidi su Rolling Stones
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=2217
Il viaggio del Naga su Asiaexpress
Il sito Asiaexpress, specializzato in cinema asiatico, ha parlato di Il viaggio del Naga, di Tew Bunnag.
In una metropoli che non si è mai affrancata dal suo universo ancestrale, un ex monaco, un pittore e una produttrice, un tempo famosissima star del cinema, si incontrano casualmente al funerale di uno di quegli asian godfathers che controllano i traffici del continente.
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=2198
Tew Bunnag segnalato su La Lettura (Corriere della Sera)
Ecco la segnalazione ricevuta da Il viaggio del Naga, di Tew Bunnag, ricevuta sul supplemento La Lettura del Corriere della Sera.
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=2188
Il viaggio del Naga su Urban
La segnalazione del mensile Urban per Il viaggio del Naga, di Tew Bunnag, appena uscito per Metropoli d’Asia.
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=2180
Il viaggio del Naga
Non ho mai incontrato di persona Tew Bunnag. Ci siamo sentiti più volte, certo, per telefono e via Skype, ma io non l’ho mai visto in faccia, contrariamente a quel che è successo con tutti gli altri autori di Metropoli d’Asia (e che esagerando un po’ rivendico come una conquista personale) .
Mi piace prendere la decisione definitiva su un romanzo dopo aver visto il suo autore, dopo aver speso del tempo con lui o con lei, in modo da capire meglio quale esperienza abbia generato la sua scrittura, quale personalità, e visione del mondo o di sé stessi conduca all’urgenza, alla necessità di scrivere.
Ho incontrato Massimo Morello, invece, che del Naga è stato il traduttore. Giornalista italiano di stanza a Bangkok, avventuriero delle notizie e delle storie di quel pezzo di mondo, che lui con difficoltà riesce a far passare dentro a una nostra mediasfera ormai ancorata alla ripetizione del già detto, alla via vecchia piuttosto che alla nuova. Propensa a rassicurare il lettore (nulla cambia, siamo sempre dentro a una stessa trama) piuttosto che a stupirlo con ciò che non conosce.
Trovare Morello – Max – a Milano, davanti alla mia scrivania, rappresentava un po’ un coronamento del lavoro di tre anni: un traduttore, dimostrando di aver perfettamente compreso la politica editoriale di Metropoli d’Asia, viene a propormi di sua iniziativa un romanzo ambientato in una delle grandi metropoli del Sud-est, con tre protagonisti – un intellettuale che ha provato e poi rinunciato a farsi monaco buddhista, un pittore e poeta, una produttrice cinematografica e attrice – perfettamente inseriti in una scena contemporanea, eppure mai affrancati dalla cifra secolare di Bangkok, dentro a un campo di forze che resta dominato da valori, o abitudini, o spiriti, o tradizioni, o ambientazioni inconsce e legami immateriali, siano esse amicizie o amori e prossimità o invidie (scusate la lunga locuzione: conoscete un modo migliore per non utilizzare la parola spiritualità? Perché quella parola a me sa troppo di luogo comune, stereotipo) che trascendono il tempo presente.
La indefinibile apparizione del Naga – il dio serpente che rappresenta l’acqua, forza creatrice e distruttrice allo stesso tempo – nelle vite dei nostri tre eroi sarà spunto per il cambiamento, annuncerà e accompagnerà la svolta.
L’apparizione di Morello davanti alla mia scrivania mi ha aperto la strada della Thailandia, così come la pubblicazione di Naga’s Journey a Bangkok e la sua distribuzione nel mondo ne ha accompagnato la storia recente: perché Tew Bunnag ha saputo dimostrarsi profetico, indovinando prima del loro accadere le tensioni tra rossi e blu nella politica Thai, e soprattutto la gigantesca alluvione che, lo scorso novembre, ha seppellito e messo in ginocchio la città.
E allora speriamo davvero di riuscire a incontrarlo, quest’autore, di cui abbiamo sentito raccontare tanto, ma in modo un po’ vago, forse distorto, forse allusivo. Al punto che non ce la siamo sentiti di raccontarlo apertamente, di farne una suo bio completa per il risvolto di copertina e nel nostro comunicato stampa. Ad esempio ci è stato detto che Bunnag viene da una delle più importanti e più antiche famiglie della Thailandia, che di questa famiglia che vanta importanti uomini di stato lui sia una sorta di pecora nera, che per questo abbia deciso di costruirsi un’altra mezza vita in Spagna, a 10.000 chilometri di distanza.
Che nel formarsi della sua personalità molto abbia contato il suo essere maestro di Tai Chi (o di Taijiquan? Anche questa andrebbe chiarita), che è la versione meditativa del Kung Fu, e che lui sia un esperto di arti marziali, più di quanto non emerga dai suoi libri sul tema. Cose che lui, a voce, nega o conferma a mezza bocca.
Abbiamo bisogno di vederlo Tew Bunnag: speriamo di poterlo avere in Italia, di poterlo presentare al pubblico, a raccontarci tutto. A dirci, soprattutto, come ha fatto a prevedere la furia delle acque, il Naga.
E poi vorremo vedere Morello: il medium che per noi ha evocato Bunnag. Prima che si stufi definitivamente dei nostri media, e vada magari a ritirarsi in una lontana e sperduta isola, insieme a qualche monaco: da cui tornerà, come il Phra Boomtan del romanzo, per reimmergersi in un mondo nuovo, più interessante.
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Il viaggio del Naga (in libreria dal 26 aprile)
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=2161
Autobiografia di un indiano ignoto su Indian words
Un’altra recensione di un libro di Metropoli d’Asia su Indian words. Questa volta si tratta di Autobiografia di un indiano ignoto, di R. Raj Rao.
Non è la prima volta che in un libro il protagonista vuole uccidere Salman Rushdie (d’altra parte sono in molti che lo vorrebbero uccidere).
In Piccolo soldato di Dio di Nagarkar era un aspirante terrorista islamico, nel primo racconto di questa raccolta di R. Raj Rao, con una simile dose di ironia, è un sosia di Rushdie che non ne può più di essere minacciato al posto suo.
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=2156
I miei luoghi su Indian words
I miei luoghi, di Annie Zaidi, sul sito Indian words.
I luoghi di Annie Zaidi sono i luoghi di un’India un po’ insolita, di un’India meno conosciuta e meno urbana di quella di cui di solito leggiamo.Il Punjab, il Madhya Pradesh delle popolazioni tribali, il Chambal dei banditi.Ma il pregio di questo reportage è quello di essere un viaggio molto personale in questi luoghi, che unisce l’abilità di una giovane giornalista indiana a una forte partecipazione emotiva, senza mai nascondere (né ostentare) una certa fragilità.A differenza di altri reporter, che pure mi piacciono, qui mancano – finalmente – l’eroismo da una parte e la finta modestia dall’altra.
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=2132
L’India dei conflitti
Venerdì scorso Internazionale ha tradotto e pubblicato un lungo articolo di Arundhati Roy da Outlook India, sull’India dei conflitti: da un lato le cinquanta famiglie più ricche del paese, dall’altro mezzo miliardo e passa di contadini poveri e abitanti degli slum, che dello sviluppo economico impetuoso beneficiano poco assai, divenendo invece le vittime delle frequenti espulsioni di massa, naturalmente senza indennizzi, da terreni che poi verranno sfruttati per l’estrazione mineraria o per la costruzione di impianti industriali: ed è vero, sì, che tutto ciò produce posti di lavoro e salari, ma sempre a lungo termine.
Insomma, non è certo che lo sviluppo vada a benificio dei ceti più poveri, di sicuro non in quest’India ostaggio delle oligarchie economiche. A parte l’utilizzo a piene mani del vocabolo “capitalismo” (che a me pare come se tutte le volte si ricordasse che gli umani respirano) la critica coglie nel segno.
E allora consiglio la lettura del suo ultimo libro (In marcia con i ribelli), uscito con Guanda: rispetto al nostro I miei luoghi di Annie Zaidi, i libri della Roy sono più sistematici, mentre Annie Zaidi resta magistralmente piu’ vicina all’oggetto del suo sguardo: dove la Roy spiega, la Zaidi splendidamente racconta, e ciascuno scelga a seconda delle sue preferenze, perché poi l’oggetto della ricerca è sempre lo stesso.
Una cosa mi piace segnalare dell’articolo di Arundhati Roy: anche lei sostiene che le polemiche sollevate attorno al Festival di Jaipur per il boicottaggio a Rushdie hanno avuto solo l’effetto di sottrarre l’attenzione del pubblico dai temi reali che al Festival si andavano trattando: l’India dei conflitti, appunto. E la polemica di Arundhati ha un bersaglio: molta della cultura indiana, e il Festival di Jaipur tra tutti, è vastamente sponsorizzata dai megagruppi indistriali indiani. A Jaipur perfino l’ufficio stampa del Festival aveva uno sponsor di tal fatta…
Insomma: agli amici che avevano criticato certi miei post da Jaipur, e molti tweet, nei quali io dicevo lo stesso (parliamo dell India, e non di Rushdie!) adesso posso dire: visto? Non sono il solo a pensarla cosi. Insomma: mi sento meglio.
A tutti dico: leggetevi Tehelka, che e sempre online: è cosi si che si capisce l’India.
Foto: Satish Krishnamurthy
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=2095
Annie Zaidi sulla rivista del Touring
Touring di questo mese segnala I miei luoghi, di Annie Zaidi.
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=2087
La Cina in cinque libri
Segnaliamo una lunga intervista di The Browser a Chris Livaccari, direttore del dipartimento Educazione e Lingua cinese di AsiaSociety, a New York. Si parte da cinque libri per parlare di molti temi in realtà, che spaziano tra linguaggio e cultura, storia e religione, stereotipi e società in Cina. I libri sono: The Languages of China, The Sextants of Beijing, Wandering on the Way, Diary of a Madman and Other Stories e The Story of the Stone.
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=2077