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    La casa editrice di Andrea Berrini, scrittore e saggista. L’obiettivo: scoprire e tradurre narratori contemporanei asiatici che propongono scritture innovative.
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Cosa succede in Bangladesh

Un giornalista impegnato nel documentare i traffici di droga nella zona è stato ucciso in Bangladesh, nel distretto del Jessore vicino al confine con l’India. Dal 1992, sono 12 i giornalisti uccisi.

Intanto, nella zona di Ashulia, un centro urbano alle porte della capitale Dhaka, 300 fabbriche tessili hanno interrotto la produzione a causa delle violente proteste dei lavoratori, che chiedono migliori condizioni salariali.

Fonti: @AsiaSociety

I temi, appunto: di che scrivono gli asiatici?

Appunto: è una parola che ricorre nei miei post. Un invito a rimarcare ciò che già ho scritto, quindi a ritornarci sopra, scrivendo come fosse punto a croce, con l’ago che torna a raccogliere il nodo già serrato e lo riaggancia più avanti, un passo oltre.

Provo a interpretarmi: quel che sto facendo è riprendere, dall’Asia, un percorso già iniziato (riannodo fili, è chiaro). Da qui raccolgo suggestioni, temi, frammenti di un mondo che descrivo e commento per quel che è: un mondo altro e distante (nuovo? parola oggi orrenda). Ma tra le righe ci leggo un riverbero della realtà mia, nostra: e allora lego e confronto, per procedere ancora (e non lo faccio solo scrivendo, ma anche scegliendo un romanzo da tradurre e pubblicare più che un altro).

E in quel che vedo non trovo un Altro a noi opposto (dove noi siamo Ricchi l’Asia è Povera, dove noi siamo Materialisti, loro sono Lo Spirito, dove noi siamo in Recessione, loro sono in Crescita), ma al contrario: ritrovo gli stessi interrogativi nostri, i nostri temi riproposti. Ma quali, dunque? Proviamo.

Gli scrittori e il mondo che hanno attorno. Il loro, di mondo. Le motivazioni, le ragioni dello scrivere. Che stanno dentro a esperienze individuali, ma anche dentro a una precisa connotazione sociale: i narratori asiatici non sono miliardari né senza casta né contadini espropriati né operai ridislocati. Sono professionisti, tutta gente che non vive al piano terra o nei seminterrati, ma su in alto, appartamenti con vista. Chirurghi, avvocati, scriptwriter, giornalisti, accademici, pubblicitari, videomakers. O figli e figlie: di manager, industriali, avvocati e chirurghi ancora.

Una certa aria nostra da secondo dopoguerra: dove da noi era ricostruzione e boom economico, qui è costruzione tout-court, e boom economico. Con tutto quel che si porta dietro: trasformazioni sociali, contrapposizioni e intersezioni tra ceti sociali diversi. Tra la ricchezza e la povertà: un baratro. Chiedendosi sempre, lo scrittore che sta in lassù, cosa succede in basso, e la società in generale, i media e i cosiddetti opinion leader, cosa sia giusto o sbagliato fare.

Consumi, ceto medio (ocio però: qui si dice middle class e si intende davvero chi sta in mezzo. Da noi si usa ceto medio per descrivere quasi tutto). Irreggimentazione dei comportamenti, frustrazione conseguente. Noia, forse, e al contrario una sottile sensazione di panico incombente (bellissima, ‘sta cosa, come ho già detto: Ballardiana).

Le donne: un ruolo nuovo, affrancate non tanto dai fornelli quanto piuttosto scaraventate in una modernità fatta di corsi di basket e nuoto per i figli, e di eterna rincorsa allo status. Da un lato, donne capaci di mettere in discussione la norma, l’abitudine consolidata, e di spingere in avanti il mondo. Dall’altro, donne come primo veicolo di consumismo, informazione come gossip, dittatura dell’emozione sul raziocinio.

Relazioni tra gli individui: estraneità e cattiveria, una buona dose di disperazione, ricerca a tutti costi di un pezzo di piacere, e a tutti costi vuol dire che lo si paga caro. Balle a gogò su sex and drugs and rock and roll, qualche verità omosessuale. Un bel tocco di solitudine.

E i lettori: narcisismo e paura del mondo. Qui i bestseller sono i cosiddetti self-help books, che ti insegnano a difenderti dal capo, a non essere timido, a utilizzare a pieno regime le tue risorse intellettuali e fisiche, a coltivare l’aggressività e la leadership! E poi tutti i romanzi che parlano del noi: noi quando eravamo all’università, noi giovani ribelli, noi famiglia in ascesa. Un io plurale ipertrofico, fin sgargiante.

Sette libri per il Man Asian Literary Prize

È stata appena annunciata la shortlist del Man Asian Literary Prize. Evidentemente tra ex-aequo e indecisioni dei giudici i finalisti sono portati a sette anziché agli usuali cinque. Questo l’elenco completo, con le schede dei libri e degli autori.

Da segnalare inoltre che è la prima volta che un autore sudcoreano entra nella lista. Il vincitore sarà proclamato a marzo.

Jamil Ahmad, Pakistan – The Wandering Falcon (Penguin India/Hamish Hamilton)
Jahnavi Barua, India – Rebirth (Penguin India/Penguin Books)
Rahul Bhattacharya, India – The Sly Company of People Who Care (Pan Macmillan/Pan Macmillan India/Picador)
Amitav Gosh, India – River of Smoke (John Murray/Penguin India/Hamish Hamilton)
Kyung-Sook Shin, Corea del Sud – Please Look After Mom (Alfred A. Knopf)
Yan Lianke, Cina – Dream of Ding Village (Grove Atlantic)
Banana Yoshimoto, Giappone – The Lake (Melville House)

L’antologia del folklore asiatico

Da Cha: An Asian Literary Journal troviamo la segnalazione di un’interessante iniziativa chiamata Eastern Heathens, legata al recupero dell’immaginario folkloristico di tutto il Sud-est asiatico.

In pratica: favole, miti, piccole storie da riscoprire e riprendere dal passato per riproporle a un pubblico più adulto e maturo.

La scadenza, per chi volesse partecipare, è a 31 gennaio 2012. Interessante esplorare il sito, dove si può trovare ad esempio una lista di favole di partenza, divisa per stati.

standing_natividad@mailxu.com spieker-travis@mailxu.com