Segnaliamo una lunga intervista di The Browser a Chris Livaccari, direttore del dipartimento Educazione e Lingua cinese di AsiaSociety, a New York. Si parte da cinque libri per parlare di molti temi in realtà, che spaziano tra linguaggio e cultura, storia e religione, stereotipi e società in Cina. I libri sono: The Languages of China, The Sextants of Beijing, Wandering on the Way, Diary of a Madman and Other Stories e The Story of the Stone.
La Cina in cinque libri
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Han Han su GQ
Un lungo approfondimento del mensile GQ su Han Han, nel quale si parla della sua vita e dei suoi rapporti con il potere, e si cita ovviamente anche Le tre porte, uscito con Metropoli d’Asia pochi mesi fa.
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Le voci dell’India
L’Hindustan Times dedica un approfondimento, segnalato da Breaking News India, su come sta cambiando il rapporto tra i cittadini e l’informazione nel paese. Come quasi ovunque nel mondo, con i social media che guadagnano terreno e superano i media tradizionali.
Nella seconda parte dell’articolo si presenta invece un esperimento per calcolare l’influenza che hanno alcuni personaggi celebri del paese attraverso i social network. I risultati sono a questo indirizzo e vedono ai primi posti compaiono soprattutto politici, seguiti dai nomi del cinema.
Foto: Poras Chaudhary
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Art Studio premiato, aspettando la versione italiana
La rivista Asia Weekly di Hong Kong ha inserito Art Studio, del singaporeano Yeng Pway Ngon, tra i migliori dieci romanzi in cinese del 2011. Il libro uscirà a inizio 2013 con Metropoli d’Asia, che ne detiene i diritti mondiali. Qui sotto un ritaglio dallo Straits Times, giornale di Singapore che parla del libro.
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In Cina, tra letteratura e cinema
Caratteri Cinesi traduce il resoconto di un incontro avvenuto nel corso del Bookworm Festival tra il regista e scrittore Zhu Wen (Dollari la mia passione e Se non è amore vero, allora è spazzatura con Metropoli d’Asia) e lo scrittore e blogger Murong Xuecun.
Si è parlato di cinema, in particolare in rapporto alla letteratura, con un passaggio dedicato anche al rapporto tra romanzo e sceneggiatura, dove è stato proposto un interessente paragone con il tema delle traduzioni:
Si può avere quella letteraria, quella di significato e quella dello spirito. Tra un libro e una sceneggiatura deve passare lo spirito del lavoro iniziale.
Diverso l’approccio dei due autori sulla censura (una curiosità: in Cina sono vietati i film con i fantasmi), tema che è stato anche toccato durante le conferenza. Zhu Wen afferma di non curarsene molto, mentre Murong Xuecum ammette un’autocensura per condividere il suo lavoro con il pubblico cinese.
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Come va il mercato editoriale indiano
Tropico del Libro commenta alcuni dati forniti da Nielsen BookScan relativi al mercato editoriale indiano, con una premessa relativa alla difficoltà di trovarne di attendibili, dato che nonostante la crescita delle grandi catene buona parte delle librerie sono piccole e non hanno una gestione elettronica delle scorte. Inoltre, anche la pirateria è un fenomeno molto diffuso.
Nonostante questo, si può comunque vedere una grande crescita dei lettori, influenzata in primo luogo dall’aumento dell’alfabetizzazione. Gli editori, inoltre, possono beneficiare di un ampio sistema di aiuti statali. Altro fenomeno è ovviamente la diffusione dell’inglese. Si stima che l’India sia la sesta industria editoriale al mondo, con un mercato cresciuto del 45% in volume solo nella prima metà del 2011.
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Annie Zaidi su Il Foglio
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L’8 marzo di Annie Zaidi, su China Files
Ieri China Files ha realizzato uno specialone per la Giornata internazionale della donna (aka Festa della donna). Si intitola Altre donne e raccoglia una serie di storie legate a diversi paesi dell’Asia.
Per quanto riguarda l’India, è stata proposta una lunga intervista ad Annie Zaidi nella quale sono stati toccati diversi temi legati alla situazione delle donne nel paese. Inoltre, è stato pubblicato un estratto da I miei luoghi, il reportage di Annie Zaidi appena pubblicato da Metropoli d’Asia.
D: Le donne in India subiscono quotidianamente discriminazioni e molestie, anche nella vita di tutti i giorni. Pensi che, nonostante tutte le differenze di casta, religione, ricchezza e status sociale, esista un tratto comune in grado di unire tutte le donne in India nella loro condizione? Pensi che ci sia un terreno comune dove tutte le donne indiane sentono di far parte di un gruppo specifico?
R: Questa è una domanda difficile. Credo che l’identità nazionale (così per come ladefiniamo) sia un concetto poco compreso, specialmente quando le persone sono divise e si dividono ancora in base a caste, religioni, classi sociali e così via. Se chiedi a una donna tribale illettarata che vive in un’area remota cosa significa essere una donna indiana, cosa risponderà? Lei a malapena sente la presenza dello stato indiano, a meno che non abbia beneficiato di particolari programmi statali, o altro, oppure può esser stata traumatizzata da altre forze che possono essere statali o meno, ma che lei comunque qualifica come “indiani”.
Oltretutto, moralità, norme sessuali, matrimonio e aspettative lavorative differiscono da una comunità all’altra.
Ci sono molte somiglianze, naturalmente. Una larga gamma di classi e caste sono aggrovigliate in quello che possiamo chiamare ‘mainstream’, la corrente tradizionale. Condividono i valori e i problemi che chiamiamo “indiani”. Ma fino a poco tempo fa c’era una grande diversità e, anche ora, le cose sono in continuo mutamento.
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Metropoli d’Asia sul Giornale della Libreria
In un lungo articolo dedicato all’India.
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Amruta Patil tra miti e India
Segnaliamo un lungo articolo di Amruta Patil (Nel cuore di Smog City) su Tehelka, per capire il quale bisogna però premettere che l’autrice sta lavorando a una trasposizione grafica del grande poema epico indiano Mahābhārata.
Partendo dall’opportunità o meno di mostrare i capezzoli delle apsaras, si sviluppano da lì tutta una serie di interessanti riflessioni più da attualità, anche difficili da riassumere in realtà, per come il discorso sia da un lato anche molto personale e spazi liberamente tra i temi in ballo, legati alla libertà di parola e alla censura, all’arte e agli artisti, e alle traduzioni.
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