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    La casa editrice di Andrea Berrini, scrittore e saggista. L’obiettivo: scoprire e tradurre narratori contemporanei asiatici che propongono scritture innovative.
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Han Han citato da Rivista Studio

In un più ampio articolo di Massimo Morello dedicato ai libri provenienti dalla Cina, viene citato anche Verso Nord unonoveottootto, di Han Han.

Il suo ultimo romanzo “Verso Nord. Unonoveottootto” (Metropoli d’Asia) è un on the road nel Regno di Mezzo con personaggi che ricordano più i Blues Brothers che quelli di Kerouac.
La grande rivoluzione culturale, ora, è sintetizzata in un’affermazione di Han Han prima di raggiungere il successo: «Camperò vendendo libri e mi comprerò una macchina da corsa».

(continua a leggere su Rivista Studio)

Verso Nord segnalato da Linus

Il settimanale Linus ha dedicato spazio a Verso Nord unonoveottootto, di Han Han.

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Han Han segnalato da Left

Il settimanale Left ha citato Verso Nord unonoveottootto, di Han Han.

Nota: il prezzo non è 9,50 euro, ma 14,50, anche se nella versione in ebook costa 7,99 euro.

L’Unità su Han Han

L’Unità ha pubblicato un’anticipazione di Verso Nord unonoveottootto, di Han Han.

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China Files su Han Han (e i giovani della sua generazione)

In occasione dell’uscita di Verso Nord unonoveottootto, su China Files è possibile leggere un profilo di Han Han, come rappresentante generazionale della Cina della crescita economica.

Su una station-wagon scassata Lu Ziye, un ragazzo sulla trentina, attraversa la Cina. Sulla strada incontrerà una giovane e simpatica prostituta, Nana. Lei è in cinta, vuole ritrovare il suo primo protettore, lui deve andare a trovare un suo amico d’infanzia, in carcere chissà perché.

Così si spingono nella Cina profonda, la Cina delle città di seconda e terza fascia, la Cina delle ingiustizie dove il più debole soccombe e il potente lo calpesta. La Cina dei bordelli in ogni albergo e della polizia corrotta. Durante il viaggio i due – vite, istruzione e caratteri completamente differenti l’uno dall’altro – si conosceranno, avranno modo di raccontarsi e di ripercorrere silenziosamente il loro passato. Trent’anni.

(Continua a leggere su China Files)

Profilo di Han Han

Il South Cina Morning Post parla di Han Han, in occasione dell’uscita di This Generation, una raccolta di post provenienti dal suo blog.

Ne vengono ricordati anche alcuni tra i più controversi, come quello sulla Diga delle Tre Gole che suscitò diverse polemiche, e altri del 2011, sulla democrazia in Cina, che gli valsero l’accusa di essere troppo soft da parte di Ai Weiwei.

Pubblico Giornale parla di Han Han

In occasione dell’uscita di Verso Nord unonoveottootto, su Pubblico Giornale un articolo di Cecilia Attanasio Ghezzi (@AhQjingshen) descrive Han Han e il suo mondo.

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Un estratto di Verso Nord unonoveottootto

Si può leggere su China Files un estratto di Verso Nord unonoveottootto, l’ultimo libro di Han Han appena uscito con Metropoli d’Asia.

Ogni mattina al lavoro iniziavamo con una riunione durante la quale emergevano le vere notizie; dopo di che, con mia indignazione, il capo diceva puntualmente che non potevano essere pubblicate. A quel punto ci lanciavamo all’inseguimento di notizie sostitutive. Io mi occupavo della pagina culturale, ma avrei preferito di gran lunga stare alla cronaca perché mi sembrava l’unico modo di incidere sui problemi sociali. Comunque la pagina culturale aveva un aspetto positivo, ossia le numerosissime bustarelle che si raccoglievano.

(continua a leggere su China Files)

Han Han su Repubblica

Repubblica dedica grande spazio a Han Han e al suo ultimo libro appena uscito, Verso Nord unonoveottootto, facendosi raccontare la sua vita, le sue abitudini, e cercando di inquadrare il suo ruolo di “blogger più grande del mondo” all’interno della società cinese.

Verso Nord unonoveottootto

Verso Nord unonoveottootto (la versione originale in cinese riportava la traduzione in inglese del titolo: 1988, I want to talk with the world, ma la nostra promozione si è impuntata: ha detto che in italiano sarebbe sembrato il titolo di un saggio, non di un romanzo, e noi ci siamo dovuti adeguare) è un romanzo sgangherato, come sgangherata è l’esistenza del suo autore, o quanto meno la maschera che di sé ha voluto fare.

Leggetevi la postfazione di Silvia Pozzi sul nostro rallysta, blogger, dissidente che negozia con il potere e lo sferza, leggetevi il materiale che metteremo online in questi giorni. Ma leggetevi Verso Nord unonoveottootto, soprattutto, senza storcere il naso davanti a qualche frase sghemba, a qualche parolina apparentemente fuori posto che giustamente Pozzi ha voluto mantenere tale e quale anche in italiano, a qualche affermazione ingenuamente apodittica: lasciatevi assorbire dal ritmo ipnotico di questa cavalcata infantile e disincantata al tempo stesso.

È, forse, il romanzo di chi dall’infanzia e dall’adolescenza (anche letteraria) ha deciso finalmente di uscire (Han Han non è più il ragazzino prodigio che a neanche diciottanni vende milioni di copie del suo Le tre porte, ora è marito, e padre, e personaggio pubblico sulle copertine patinate che stringe (quando e se ha tempo) mani di presidenti.

Il suo protagonista imbarca Nanà, prostituta e incinta, su quest’auto che è un vestito di arlecchino, assemblaggio di carrozzeria e pezzi di motore raccolti qua è là (e si chiama 1988, quest’auto, perché così è il numero di serie del telaio: ma che il 1988 sia l’anno prima della repressione di Piazza Tien an Men è una coincidenza che non viene rimarcata mai), e non gli fa un baffo di entrare e uscire di prigione così come di entrare e uscire dal tempo presente di quel viaggio verso nord, per uscirne con lunghe incursioni in un tempo passato, quello dell’infanzia, a ricordare l’amico Ding Ding che disse: andrò via, verso ‘nord.

Ci si lascia catturare con facilità da questa prosa imperfetta e imperturbabile, e dopo un po’ si pensa: beh, mi ci sento anch’io, sulla 1988, sto viaggiando con lui e Nanà. E i ricordi d’infanzia, tanto assurdi quanto verosimili, di un realismo non magico ma visionario, strampalato, verosimile fino al midollo, sembrano appartenerci in fretta. E negli occhi ti resta l’immagine del ragazzino che ha osato troppo con il suo salto, e sta aggrappato all’asta della bandiera rossa cinese, lassù, mentre sotto insegnanti e compagni di scuola si affannano a cercare di salvarlo ammonticchiando cartelle e materassi della palestra.

Di lassù il bambino Han Han ancora ci osserva tutti: è un elogio dell’ingenuità, lo stile di Han Han, il suo registro. E a me pare una scelta meditata, una specie di tensione a un grado zero della scrittura, un vocabolario semplice che diventa sofisticato nelle citazioni: i proverbi, i modi di dire, le locuzioni gergali così come qualche testo di musica pop taiwanese, dai quali sempre prende distanza.

A me piace, questo linguaggio antiretorico che scava nei sentimenti – nudi e crudi, spesso terribili come sono nella realtà – a botte di ingenuità successive, senza però lasciare mai il campo alla dissimulazione. Anche i piccoli plot che stanno dentro a questa vicenda densa di flash back, di ricordi, sono micro racconti che una pretesa di letterarietà banalizzerebbe: Han Han non è mai banale, invece, proprio perché non cerca mai di non esserlo.

Riesce così, nella verità delle relazioni che descrive, a non essere cinico perché determinato a raccontare, a descrivere: e quindi non arreso. E’ un narratore che gioca a rimpiattino, il nostro Lu Ziyie alla guida della 1988, un folletto, un trickster che ti lascia spiazzato: e questa scelta stilistica è la stessa di Han Han personaggio pubblico: io?, dice a chi lo intervista Han Han, io sono un semplice rallysta: che ne so io di come va il mondo per davvero.

E intanto ha milioni di follower sul blog, e continua inesorabile a muovere i suoi passi sulla strada del successo che significa leadership: e quindi l’intellettuale vero, che sa parlare ai milioni, alle centinaia di milioni. E Intanto Lu Ziyie viaggia, apparentemente senza meta per le strade di una Cina che qui ci rendiamo conto tanto somiglia all’America, quella reale e quella dell’immaginario: individui sempre in movimento da una città all’altra, o dalla campagna alla città e dalla città alla campagna, senza genitori alle spalle, nutriti solo dei fantasmi degli amici e delle donne perse per strada, e con una gran voglia di futuro.

Ma tutto un po’ per scherzo neh? Non credeteci mica tanto… Li Zuyie va a zonzo, Han Han non è altro che un rallysta…

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