Il nuovo libro di A Yi, E adesso?, è stato citato con una votazione di cinque stelle da Internazionale, che ha ripreso una recensione del Wall Street Journal (qui l’originale). L’articolo riprende la trama del libro ricordando come offra un ritratto completo della Cina.
A Yi su Internazionale
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A Yi intervistato sul manifesto
Il manifesto ha intervistato in occasione della sua visita in Italia A Yi, autore di E adesso?, appena uscito per Metropoli d’Asia. Nel corso della lunga conversazione si è parlato della struttura narrativa del suo romanzo e dei temi trattati, con divagazioni e osservazioni sulla società cinese.
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=6434
A Yi intervistato da Convenzionali
In occasione dell’uscita dell’ultimo libro di Metropoli d’Asia, E adesso? di A Yi, l’autore ha risposto ad alcune domande del sito Convenzionali, parlando del suo romanzo, della Cina e del suo lavoro.
Perché raccontare la storia di un delitto senza movente?
Per molto tempo ho sempre scelto di base per i miei scritti soggetti di tipo esistenzialista come quelli trattati da Sartre, Kafka, Dostoevskij, vicende dove molto spesso possiamo osservare esseri umani alla ricerca di valori e del senso della vita. In questo mio romanzo il protagonista è continuamente assediato da noia e assenza di significato, come se fosse un passante del mondo: non solo non ne è un protagonista, dunque, ma nemmeno un ospite. Mi interessava raccontare la vicenda di un personaggio per cui il mondo è come una porta chiusa.
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=6431
A Yi intervistato su La Lettura del Corriere della Sera
In occasione della recente uscita di E adesso?, il suo autore A Yi è stato intervistato da Marco Del Corona su La Lettura, il supplemento culturale del Corriere della Sera. Nella conversazione si è parlato della genesi del libro, dei suoi risvolti autobiografici e del genere preferito dall’autore che è il poliziesco.
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=6425
Karachi Literature Festival 2016
L’ultimo post di Andrea Berrini su Doppiozero., all’interno della rubrica Le parole dell’Asia.
I giorni che precedono il Karachi Literature Festival sono scanditi dall’attacco all’università Bacha Khan (raffiche di mitra su studenti e professori, trenta morti) non lontano da Peshawar, e da una bombetta di minor portata a Quetta doppiata proprio nei giorni del mio arrivo. Non sono mai stato così vicino a una zona di guerra, o comunque a rischio attentati. Ho visto, in altri continenti, periferie urbane terribili in guerra con sé stesse e le ho anche percorse a lungo, ma qui non so come comportarmi.Quel che mi vedo attorno non collima però con il flusso delle informazioni. Il festival si svolge dentro a un resort demodé, proprietà di una famiglia di etnia Parsi.
(continua a leggere su Doppiozero)
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=6409
E adesso?, Di A Yi
In libreria dal 31 marzo
Un giorno qualunque in una provincia del-la Cina. Mentre conduce la sua vita norma-le, un adolescente sta progettando il brutale assassinio della sua unica amica. La attira in una trappola, la strangola, infila il cadavere in una lavatrice e fugge dalla città, dando il via a una caccia all’uomo piena di imprevisti. E adesso? è un romanzo elettrizzante e raffinato su un omicidio privo di movente che ricorda l’assurdo di Kafka, il nichilismo di Camus e la corruzione morale di Dostoevskij. È un’a-nalisi scioccante della disperazione che in-trappola gli abitanti poveri delle campagne e allo stesso tempo un’incursione condotta con grande abilità tecnica nel campo dell’horror e della suspense. Con uno straordinario con-trollo dello stile, A Yi svela l’antefatto psico-logico che ci consente di dare un senso alla drammatica violenza della storia e fornisce degli scorci agghiaccianti e rivelatori su un Paese che vive un radicale cambiamento dal punto di vista sociale, politico ed economico.
«Da ultimo, hanno introdotto un agente di custodia. L’uomo ha raccontato che, dietro le sbarre, i malviventi diventano agnellini e supplicano di vedere la moglie o i genitori, invece io mantenevo un atteggiamento distaccato, come se nulla fosse.
“Dopo quello che è successo, la sua unica richiesta è stata un menu del McDonald’s”.
“Kentucky Fried Chicken”, ho precisato».
«Con questo romanzo A Yi dimostra di essere una delle voci più im-portanti emerse negli ultimi anni nella Repubblica Popolare Cinese».
International Express
«Un’opera sorprendente che si legge tutta d’un fiato; un viaggio spa-ventoso nella mente di uno psicopatico».
Irish News
«Frasi guizzanti e lampi di pensiero originale filtrano nella sua prosa essenziale e descrittiva come raggi di sole in una stanza in penombra».
Big Issue
«Sorprendente… fa luce su un Paese che vive un radicale cambia-mento dal punto di vista sociale, politico ed economico».
Daily Express
Traduzione di Silvia Pozzi
ISBN 9788896317662
Pagine 128
Euro 10,00
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Da Le ceneri di Bombay, di Cyrus Mistry
La stanza era ingombra di oggetti accumulati nel corso di molti anni. Contro la parete erano allineate sei sedie di paglia, quasi tutte sfondate. Un grosso armadio munito di specchio, con una zampa anteriore spezzata, pendeva inclinato a un’angolazione preoccupante. In un cassettone di mogano scuro si notava una grossa fessura nera rettangolare in corrispondenza di un cassetto mancante. Sul ripiano del mobile erano disposte una decina di boccette di preparati medici, vuote o mezze vuote. Un letto a baldacchino occupava il centro della stanza, con un materasso sottile arrotolato da una parte. Sulle assi a vista dell’altra metà, sopra uno strato di vecchi giornali, c’erano un fornello da campeggio annerito, un tagliere e un grosso coltello da cucina. Sotto il letto, la sagoma concava e vuota del coperchio di una macchina da cucire. Accanto, un tavolino ingombro degli oggetti più svariati: un lume a cherosene, una tazzina di porcellana scheggiata, un cacciavite, una grossa vite, una dentiera in un vasetto pieno d’acqua, un libro di preghiere spiegazzato, un grosso gomitolo di filo, una scarpina rossa da bambino e, in un piattino, un ammasso verde di muffa che era probabilmente un pezzo di formaggio. Alla parete ticchettava forte una pendola vetusta. Con una certa sorpresa, Jingo notò che segnava l’ora esatta. Accanto all’orologio era appeso, un po’ di sbieco, un vecchio calendario che raffigurava Nehru nell’atto di annusare una rosa rossa fiammeggiante.
Invitato ad accomodarsi, Jingo scelse un panchetto di legno dalle decorazioni bizzarre: non appena seduto, gli sorse il dubbio di essersi piazzato sul coperchio chiuso di un pitale di foggia antiquata. Ebbe l’impulso di spostarsi. Nessuna sedia nella stanza, però, pareva in grado di reggere il suo peso, e alla vecchia non sembrava importare dove si era seduto. La donna montò sul letto in fretta e furia, senza fiato per l’emozione, in attesa che Jingo iniziasse a parlare.
Da Le ceneri di Bombay, di Cyrus Mistry
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Da Cortina di pioggia, di Tew Bunnag
Per pigrizia non mi sono preoccupato di rifornirmi di generi di prima necessità. Quando la ragazza dietro il bancone del 7-Eleven mi ha informato con grande allegria che avevano scorte sufficienti per un anno, ho deciso che non c’era nessuna fretta di prendere precauzioni. Ma pochi giorni prima che le dighe a nord di Bangkok cedessero, un pomeriggio i miei vicini Mae Lien e Nai Pot hanno insistito per trascinarmi fuori con loro, appena in tempo prima che iniziassero le lunghe code e tutti i negozi chiudessero per mancanza di scorte. Mi hanno fatto acquistare una bombola di gas e una grossa confezione di riso, oltre a cibo in scatola, fiammiferi, candele e acqua in quantità sufficiente per varie settimane. Abbiamo accatastato le nostre provviste nel bagagliaio del loro furgone e quando siamo tornati abbiamo trasportato a fatica i sacchetti in cima alle scale. Quel giorno l’atmosfera nel quartiere era ancora festosa: lotte sguazzanti nell’acqua e tante risate, ragazzi che usavano come tavole da surf assi di scarto trovate nel deposito dei container. Il divertimento e i giochi sono cessati quando l’acqua ci è arrivata all’altezza della vita e cani e gatti randagi hanno cominciato a cercare un posto all’asciutto. Sono grato ai miei vicini per la loro premura e la loro lungimiranza. Sono stati la mia salvezza, insieme alla riserva di alcolici che ho cominciato a razionare appena le strade si sono trasformate in fiumi.
Da Cortina di pioggia, di Tew Bunnag
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Da Le donne di Saman, di Ayu Utami
Da quel momento decidemmo di non incontrarci mai più. Desideravo continuamente di telefonargli. Come si sente? Com’è la sua faccia? Ancora dopo due o tre mesi, ogni volta che squillava il telefono, a casa o in ufficio, speravo che fosse lui. Il quarto mese realizzai che si stava volutamente tenendo a distanza. Chissà per quale motivo. Forse voleva proteggere i sentimenti di sua moglie. Forse proteggeva i suoi. Una volta aveva detto che vedermi gli avrebbe solo provocato dei dolori lancinanti, in quanto in quegli incontri era nascosto qualcosa di cui doveva a tutti i costi liberarsi. Forse era solo desiderio. «Una volta che sei sposato, la realtà è questa». Forse anch’io avrei dovuto proteggere i sentimenti di sua moglie, o i suoi. Io, dopotutto, non ero sposata, quindi non avevo bisogno di rinunciare. Però lui mi mancava così tanto. Ma chi tra noi doveva valutare i nostri sentimenti? Alla fine ero io che me ne dovevo sobbarcare il peso. Perché non ero ancora sposata. Perché ero l’ultima arrivata. Tre anni prima.
Da Le donne di Saman, di Ayu Utami
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Da La ragazza del karaoke, di Claire Tham
Si erano conosciuti all’università, in una cittadina anonima, non tanto grande, ma che a Ling era sembrata incredibilmente estesa nei primi mesi di lontananza dal suo villaggio (popolazione: 1000 abitanti). Nella scuola rurale che aveva frequentato, in cui era stata tra i migliori, c’erano pochi concorrenti per il posto di cocca del preside e prima della classe. All’università – perfino in quel college funzionale e mediocre di cui si era accontentata perché le spese erano coperte da una borsa di studio e non era troppo lontana da casa – si era ritrovata a essere una dei tanti studenti altrettanto ambiziosi, venuti come lei dalla campagna. Per la prima volta nella sua vita, la sicurezza che l’aveva tenuta a galla fino a quel momento era venuta dolorosamente a mancare; poiché si sentiva depressa e instabile, il carattere solido e pacato di Jiang le era parso proprio quello che desiderava. La laurea aveva creato la prima vera separazione tra loro – Jiang era riuscito solo a trovare un posto in un laboratorio di ricerca di una provincia del sud, a un giorno di treno di distanza – e la separazione aveva causato un cambiamento di prospettiva.
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