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    La casa editrice di Andrea Berrini, scrittore e saggista. L’obiettivo: scoprire e tradurre narratori contemporanei asiatici che propongono scritture innovative.
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Tutti i post su libri

Art Studio di nuovo premiato

Art Studio di Yeng Pway Ngon, che uscirà con Metropoli d’Asia all’inizio del prossimo anno, ha vinto la sezione cinese del Singapore Literature Prize 2012.

Da qui, ingrandendo l’immagine, si può vedere l’elenco dei premiati di questa edizione.

Duplice delitto a Hong Kong segnalato da Il Cittadino

Una segnalazione di Duplice delitto a Hong Kong, di Chan Ho Kei, è comparsa sul quotidiano Il Cittadino.

Pubblico Giornale parla di Han Han

In occasione dell’uscita di Verso Nord unonoveottootto, su Pubblico Giornale un articolo di Cecilia Attanasio Ghezzi (@AhQjingshen) descrive Han Han e il suo mondo.

(Clicca sull’immagine per ingrandire)

Un estratto di Verso Nord unonoveottootto

Si può leggere su China Files un estratto di Verso Nord unonoveottootto, l’ultimo libro di Han Han appena uscito con Metropoli d’Asia.

Ogni mattina al lavoro iniziavamo con una riunione durante la quale emergevano le vere notizie; dopo di che, con mia indignazione, il capo diceva puntualmente che non potevano essere pubblicate. A quel punto ci lanciavamo all’inseguimento di notizie sostitutive. Io mi occupavo della pagina culturale, ma avrei preferito di gran lunga stare alla cronaca perché mi sembrava l’unico modo di incidere sui problemi sociali. Comunque la pagina culturale aveva un aspetto positivo, ossia le numerosissime bustarelle che si raccoglievano.

(continua a leggere su China Files)

Han Han su Repubblica

Repubblica dedica grande spazio a Han Han e al suo ultimo libro appena uscito, Verso Nord unonoveottootto, facendosi raccontare la sua vita, le sue abitudini, e cercando di inquadrare il suo ruolo di “blogger più grande del mondo” all’interno della società cinese.

Verso Nord unonoveottootto

Verso Nord unonoveottootto (la versione originale in cinese riportava la traduzione in inglese del titolo: 1988, I want to talk with the world, ma la nostra promozione si è impuntata: ha detto che in italiano sarebbe sembrato il titolo di un saggio, non di un romanzo, e noi ci siamo dovuti adeguare) è un romanzo sgangherato, come sgangherata è l’esistenza del suo autore, o quanto meno la maschera che di sé ha voluto fare.

Leggetevi la postfazione di Silvia Pozzi sul nostro rallysta, blogger, dissidente che negozia con il potere e lo sferza, leggetevi il materiale che metteremo online in questi giorni. Ma leggetevi Verso Nord unonoveottootto, soprattutto, senza storcere il naso davanti a qualche frase sghemba, a qualche parolina apparentemente fuori posto che giustamente Pozzi ha voluto mantenere tale e quale anche in italiano, a qualche affermazione ingenuamente apodittica: lasciatevi assorbire dal ritmo ipnotico di questa cavalcata infantile e disincantata al tempo stesso.

È, forse, il romanzo di chi dall’infanzia e dall’adolescenza (anche letteraria) ha deciso finalmente di uscire (Han Han non è più il ragazzino prodigio che a neanche diciottanni vende milioni di copie del suo Le tre porte, ora è marito, e padre, e personaggio pubblico sulle copertine patinate che stringe (quando e se ha tempo) mani di presidenti.

Il suo protagonista imbarca Nanà, prostituta e incinta, su quest’auto che è un vestito di arlecchino, assemblaggio di carrozzeria e pezzi di motore raccolti qua è là (e si chiama 1988, quest’auto, perché così è il numero di serie del telaio: ma che il 1988 sia l’anno prima della repressione di Piazza Tien an Men è una coincidenza che non viene rimarcata mai), e non gli fa un baffo di entrare e uscire di prigione così come di entrare e uscire dal tempo presente di quel viaggio verso nord, per uscirne con lunghe incursioni in un tempo passato, quello dell’infanzia, a ricordare l’amico Ding Ding che disse: andrò via, verso ‘nord.

Ci si lascia catturare con facilità da questa prosa imperfetta e imperturbabile, e dopo un po’ si pensa: beh, mi ci sento anch’io, sulla 1988, sto viaggiando con lui e Nanà. E i ricordi d’infanzia, tanto assurdi quanto verosimili, di un realismo non magico ma visionario, strampalato, verosimile fino al midollo, sembrano appartenerci in fretta. E negli occhi ti resta l’immagine del ragazzino che ha osato troppo con il suo salto, e sta aggrappato all’asta della bandiera rossa cinese, lassù, mentre sotto insegnanti e compagni di scuola si affannano a cercare di salvarlo ammonticchiando cartelle e materassi della palestra.

Di lassù il bambino Han Han ancora ci osserva tutti: è un elogio dell’ingenuità, lo stile di Han Han, il suo registro. E a me pare una scelta meditata, una specie di tensione a un grado zero della scrittura, un vocabolario semplice che diventa sofisticato nelle citazioni: i proverbi, i modi di dire, le locuzioni gergali così come qualche testo di musica pop taiwanese, dai quali sempre prende distanza.

A me piace, questo linguaggio antiretorico che scava nei sentimenti – nudi e crudi, spesso terribili come sono nella realtà – a botte di ingenuità successive, senza però lasciare mai il campo alla dissimulazione. Anche i piccoli plot che stanno dentro a questa vicenda densa di flash back, di ricordi, sono micro racconti che una pretesa di letterarietà banalizzerebbe: Han Han non è mai banale, invece, proprio perché non cerca mai di non esserlo.

Riesce così, nella verità delle relazioni che descrive, a non essere cinico perché determinato a raccontare, a descrivere: e quindi non arreso. E’ un narratore che gioca a rimpiattino, il nostro Lu Ziyie alla guida della 1988, un folletto, un trickster che ti lascia spiazzato: e questa scelta stilistica è la stessa di Han Han personaggio pubblico: io?, dice a chi lo intervista Han Han, io sono un semplice rallysta: che ne so io di come va il mondo per davvero.

E intanto ha milioni di follower sul blog, e continua inesorabile a muovere i suoi passi sulla strada del successo che significa leadership: e quindi l’intellettuale vero, che sa parlare ai milioni, alle centinaia di milioni. E Intanto Lu Ziyie viaggia, apparentemente senza meta per le strade di una Cina che qui ci rendiamo conto tanto somiglia all’America, quella reale e quella dell’immaginario: individui sempre in movimento da una città all’altra, o dalla campagna alla città e dalla città alla campagna, senza genitori alle spalle, nutriti solo dei fantasmi degli amici e delle donne perse per strada, e con una gran voglia di futuro.

Ma tutto un po’ per scherzo neh? Non credeteci mica tanto… Li Zuyie va a zonzo, Han Han non è altro che un rallysta…

Han Han parla di 1988

Manca pochissimo all’arrivo su mercato italiano di Verso Nord unonoveottootto, il nuovo libro di Han Han che uscirà il 7 novembre, edito da Metropoli d’Asia con la traduzione di Silvia Pozzi.

Intanto, Caratteri Cinesi ripropone il post di Han Han che all’epoca introduceva la prima edizione del libro, anzi le prime edizioni, visto che si parla proprio delle differenti versioni della prima uscita, compresa una in 100 copie con alla fine del libro 10 grammi d’oro puro (che nella nostra, vi anticipiamo, non ci saranno).

Han Han su La Lettura

La Lettura, l’inserto culturale del Corriere della Sera, ha citato Han Han e Le tre porte all’interno di un interessante articolo dedicato ai blogger in Cina.

Il Zola citato nell’articolo, al secolo Zhou Shuguang, insieme a Zhang Shile (Tiger Temple in Rete) sono i protagonisti del documentario High Tech, Low Life (sito del film), passato recentemente a Internazionale a Ferrara, e ora in tour insieme ad altri sette per diverse città italiane.

(clicca sull’immagine per ingrandirla)

50 autori indiani (tradotti in inglese)

La giornalista Nilanjana Roy propone una lista dei suoi migliori 50 autori indiani tradotti in inglese.

Interessante anche la premessa, dove si parla del fatto che da una tradizione di bilinguismo si vada ora maggiormente diffondendo il monolinguismo, con l’inglese in rapida ascesa.

 

 

Un’intervista a Chan Ho Kei

Segnaliamo questa intervista su Formiche a Chan Ho Kei, autore di Duplice delitto a Hong Kong. Si parla non solo del libro ma anche di Hong Kong, di come è cambiata la vita da quelle parti dopo che la regione speciale è tornata alla Cina, proprio 15 anni fa.

L’autore lamenta soprattutto uno sviluppo troppo veloce e poco pianificato, a discapito di sicurezza e ambiente. La gente, inoltre, sembra più disincantata rispetto al passato.

Da notare che in un passaggio si cita Batman, cosa che era già avvenuta nell’incontro dello scorso autunno con Andrea Berrini. (pardon per lo spam nei commenti dell’ultimo articolo linkato, stiamo risolvendo)

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