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    La casa editrice di Andrea Berrini, scrittore e saggista. L’obiettivo: scoprire e tradurre narratori contemporanei asiatici che propongono scritture innovative.
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Storie dall’Asia e sull’Asia

New Asian Writing ha aperto il suo bando annuale per ricevere racconti brevi riguardanti l’Asia. I requisiti di partecipazione non prevedono limiti né per la provenienza degli autori, né per i generi da sottoporre. Le storie devono riguardare l’Asia, essere scritte in inglese e non superare i 5.000 caratteri. C’è tempo fino al prossimo 30 novembre.

Il sito è in ogni caso un ottimo punto di partenza per avvicinarsi al mondo della narrativa asiatica. Si possono inoltre già leggere alcune delle storie inviate, così come l’Antologia già pubblicata nel 2010. Inoltre, è presente un elenco di tutti coloro che hanno contribuito finora, con relativo link al loro sito personale, e un blog per seguire passo dopo passo l’arrivo di nuovi racconti.

Yoga, lettura e proteste

Un divertente articolo di Sanjay Sipahimalani sulla lettura e lo yoga, attività che per antonomasia “fanno bene”, ma richiedono tempo. Ecco quindi qualche consiglio semiserio per leggere mentre si pratica lo yoga, o viceversa. Da segnalare, restando in tema ma parlando di cose più serie, che il popolare maestro Baba Ramdev ha portato avanti per 9 giorni uno sciopero della fame per protestare contro la corruzione nel paese.

Mercato editoriale e Fiere del Libro

L’anno passato l’India fu ospite d’onore al Salone del Libro di Torino. Metropoli d’Asia vide invitati tre dei suoi autori, Kiran Nagarkar, Amruta Patil e Ambarish Satwick, dentro a una pattuglia di una trentina, presentati durante le giornate del Lingotto e poi circolati in ogni occasione.

Come il prezzemolo, gli autori indiani vennero invitati a ogni piccolo o grande festival nei mesi successivi. Nelle librerie si aprivano veri e propri “spazi India”: vetrine apposite con una ventina di titoli. E gli editori a questo arrivarono preparati: si diede fondo ai report degli scout e ai cataloghi delle agenzie internazionali. Come a quelli delle case editrici indiane.

Certo, la stampa diede una mano: pagine intere di nomi fino ad allora sconosciuti arrivarono sotto gli occhi dei lettori. Risultati di vendita? Così così: autori noti al pubblico internazionale non lasciarono traccia di sé. E dopo l’abbuffata, il grande vuoto (“mah, negli ultimi mesi l’India dà poco”, si dicevano gli operatori).

Speriamo che non faccia la stessa fine la Cina, ospite d’onore alla Fiera del Libro di Londra nell’aprile del 2012. Certo, l’occasione è diversa: è un salone per gli operatori, più che per il pubblico come invece accade a Torino. Ma l’effetto “palla di neve” è in agguato: gli editori internazionali si muovono per tempo, lievitano i prezzi, e arrivano richieste dai paesi più disparati: noi di MdA, che abbiamo in catalogo Han Han, già riceviamo chiamate da paesi minori dell’Unione Europea, nuovi mercati in espansione che cercano occasioni per proporre novità ai loro lettori. Ma durerà?

La letteratura indonesiana finalmente in inglese

Sta arrivando una nuova serie di traduzioni in inglese di romanzi indonesiani. L’iniziativa, chiamata Modern Library of Indonesia, era partita già ad ottobre dalla Lontar Foundation e dalla Djarum Foundation. Ai primi cinque titoli se ne sono aggiunti ora altri cinque, e come spiega il Jakarta Globe ne seguiranno 40 nei prossimi tre anni, con opere che vanno dagli Anni Venti al 2001. Questo dovrebbe contribuire ad avvicinare un po’ di più il paese ai mercati editoriali mondiali, considerato che nel corso degli anni è sempre rimasto abbastanza isolato da questo punto di vista.

Le lingue della Cina

Tania di Muzio è andata a scoprire i linguaggi delle regioni periferiche della Cina: mongoli, uiguri, kazaki, coreani, birmani: nelle zone dove queste etnie sono presenti resistono tradizioni non ancora uniformate al cinese mandarino ufficiale.

Vado lontano da Tian’anmen, la Porta della pace celeste. Vado lontano da Pechino, lontano dal centro, fino ai confini più remoti di questo paese che – laggiù – quasi non è più Cina. Trovo altri mondi, abitati da genti che sembrano appartenere ad epoche lontane: oggi solo due o tre giorni di treno, verso ovest o verso sud.
Queste immagini raccontano il viaggio in questi luoghi attraverso le lingue che quelle genti usano per declinare il loro immaginario di vita e morte. Sono linguaggi antichi, troppo lontani da Pechino per uniformarsi al cinese mandarino standard, ma troppo piccoli per sentirsi al sicuro dal pericolo di un’omologazione programmata dal centro e rinnovata ogni cinque anni. Queste sono le lingue al confino.

(continua a leggere su China Files)

Il Programma M Literary Residencies

Il primo luglio scade il termine per partecipare all’edizione 2012-2013 del M Literary Residencies Programme, che consiste in due soggiorni di lavoro, di tre mesi, per svolgere ricerche sul campo e scrivere immergendosi nella vita culturale locale. Le due sedi sono Bangalore e Shanghai, con partenza entro la prima parte del 2013. In entrambi i casi viene fornito il vitto e l’alloggio. Si può partecipare a uno solo dei due bandi, presentando un progetto che può coinvolgere i generi letterari fiction, non-fiction, poesia e drammaturgia. Da questo indirizzo si possono scaricare i moduli.

Qualche riflessione sul mercato editoriale cinese

La notizia dell’acquisto milionario di Cent’anni di solitudine non è un caso isolato: conosco almeno un paio di autori locali acquisiti per cifre di poco inferiori. La cosa ha suscitato scalpore in Cina perché è noto che, nonostante il mercato potenziale dei lettori sia enorme e non sia inusuale per un bestseller vendere due o tre milioni di copie, i margini sono in realtà bassissimi.

Il Garcia Marquez acquistato per un milione di dollari dovrebbe vendere quasi dieci milioni di copie per far tornare i conti. La cifra rappresenterebbe un record assoluto e quindi la domanda è: perché? Perché alcuni gruppi editoriali anche di non primissima grandezza sono disposti a questo azzardo?

In effetti l’industria editoriale cinese rappresenta di per sé un mistero. Durante un mio recente soggiorno a Pechino e Shanghai sono stato sconsigliato dal cercare partnership con l’editoria locale. I miei interlocutori mi hanno descritto il settore come oscuro e poco trasparente. I grandi gruppi di stato, pur nella loro dimensione tendenzialmente regionale (ciascuno è centrato su una grande metropoli), sono in forte lotta tra di loro, e la fioritura recente di case editrici indipendenti è persino considerata sospetta.

Ci si domanda da dove vengano fuori improvvise disponibilità finanziarie. E il sistema di distribuzione sembra essere estremamente gerarchizzato, organizzato in modo quasi feudale. Qualcuno mi ha citato la scarsa fortuna dei grandi gruppi editoriali internazionali che hanno tentato l’avventura cinese: dal fallimento di Bertelsmann alla scelta di Penguin di operare solo come ufficio di rappresentanza. Insomma: un’editoria autarchica, feudale, nelle mani di poteri corrotti.

Biennale di Venezia: presentazione del padiglione cinese a Milano

Lunedì prossimo, 6 giugno, si terrà un incontro di presentazione del padiglione cinese nella Biennale Arte di Venezia, organizzato dall’Istituto Confucio. Interverranno Peng Feng e Pan Gongkai, entrambi docenti nell’Accademia centrale dell’Arte di Pechino. Il primo commenterà alcune delle opere che saranno presenti a Venezia da oggi fino al 27 novembre, mentre il secondo parlerà dell’importanza della pittura con pennello e inchiostro.

La sede è l’Accademia di Brera di Milano, in via Brera 28. L’ingresso è gratuito.

La Cina e i diritti editoriali

L’editore cinese Thinkingdom si è aggiudicato per circa 1 milione di dollari i diritti per pubblicare Cent’anni di solitudine, di Gabriel Garcia Marquez. Da notare che il libro già girava abbondantemente in versione pirata, e lo stesso Marquez aveva dichiarato negli Anni 90 che non avrebbe mai concesso i diritti, per protestare contro questa situazione.

Più in generale, il dato interessante da rilevare è come l’industria editoriale cinese sia interessata da una certa corsa al rialzo sui diritti di traduzione, con gli editori che prevedono grandissimi volumi di vendite in futuro, e cercando anche in questo modo visibilità. Fenomeno da seguire, anche per capire se il tutto si rileverà poi una bolla.

Non-fiction in crescita in India

The Hindu racconta di una certa crescita dei libri di non-fiction in India, seppur tra i romanzi alcuni restano saldamente ai vertici. Forse complici le recenti elezioni, vanno dunque forte i libri politici e di attualità. Viene segnalato un libro su Gandhi riguardante i personaggi femminili occidentali che più lo hanno influenzato, e un’autobiografia dell’ex primo ministro I.K. Gujral. Oltre a questi, sembra stiano riscuotendo un certo successo anche i libri sul cricket e quelli dedicati al fitness e al perdere peso.

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