Le trovate qui
Tradotto in otto lingue: mica male.
Qualche recensione estera a Kim Young-ha
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=4816
Autodistruggersi a Seoul
L’editoriale di Andrea Berrini sull’uscita di Ho il diritto di distruggermi, il nuovo libro di Kim Young-ha appena uscito per Metropoli d’Asia. Originariamente pubblicato sul blog In diretta dall’Asia.
Tra me e la Corea si è formato una sorta di schermo. E’ l’unico grande paese dell’area che non posso dire di conoscere davvero. A Seoul sono stato quattro giorni in tutto.
Kim Young-ha è venuto a Mantova, lo scorso settembre. Ci siamo seduti attorno a un tavolo un paio di volte, insieme a sua moglie. Tortelli di zucca, certamente. Ma non ci siamo raccontati quasi nulla, e mi dispiace.
In Corea del Sud mi invitò anni fa una istituzione locale legata all’editoria. Insieme a un leggendario agente britannico (agente letterario, intendo, non James Bond) mi ritrovai a tenere discorsi a gruppi di editor (e più di che quel che dissi io, ricordo quel che imparai da Toby Eadie). Il pubblico di qui giorno era un giardino fiorito di faccine femminili, forse un uomo su venti ma non di più. Dovrei dire: piccole editor sorridenti, tutto molto orientale, ma il mio ricordo crea solo macchiette, è troppo sfrangiato e lontano. Chi lavora nell’editoria in Corea, mi dissero, sono le donne: nove su dieci. E la platea dei lettori non si discosta molto da quella squilibrata relazione percentuale.
Kim Young-ha è un omone, a confronto. Ne ho capito una forza e una convinzione in quel che fa, ma non so cosa ci stia dietro, che personalità, che formazione. È figlio di un militare di carriera, la sua giovinezza si radica in questa condizione, e non trova radici geografiche per i frequenti spostamenti ai quali è costretta la famiglia.
Quando decisi di acquistare Impero delle Luci, Young-ha mi fece avere un suo messaggio: diceva, non credevo che un editore italiano avesse il coraggio di pubblicarmi, e te ne ringrazio. Cosa intendeva dire?
Era convinto che nel paese del Vaticano il suo nome fosse off limits: a causa proprio di questo Ho il diritto di distruggermi, in libreria da oggi. Che gira intorno a una tematica “sensibile”: il protagonista è un killer a contratto, che aiuta a suicidarsi chi lo desidera. Esteta egocentrico, perversamente convinto di una sua missione: far emergere le pulsioni autodistruttive delle sue vittime, o beneficiari.
Gli scrissi che no, la censura Vaticana non ha questa forza. Ne ha, ma non al punto da impedirmi di pubblicare Kim Young-ha. Che forse si è fatto sviare dal moralismo delle cento sette cristiane presenti nel suo paese. Di Seoul, in quei quattro giorni scarsi, mi aveva colpito la proliferazione di croci: ovunque, sui tetti, grandi croci al neon colorate. Nemmeno fossimo in una degradata baraccopoli del terzo mondo: siamo al contrario in una metropoli modernissima, con pochi segni del passato, viadotti e autostrade, palazzi nuovissimi. Ma è evidente che la condizione di solitudine degli abitanti di Seoul non è distante da quella degli abitanti di una baraccopoli.
E questa cifra sudcoreana la si sente, nella scrittura di Kim Young-ha. Come fosse la storia che la Corea ha il bisogno di raccontare al mondo.
I romanzi di Kim Young-ha sono stati tradotti in Francia, Germania, Spagna, Turchia, Polonia, Cina e Vietnam. Una breve presentazione del romanzo e qualche nota biografica le trovate qui.
A Seoul bisognerà tornarci, prima o poi.
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=4808
L’atelier su Stradanove
Sul sito Stradanove si può leggere una recensione di L’atelier, il libro di Yeng Pway Ngon da poco uscito per Metropoli d’Asia, che ne illustra la struttura della trama e il contesto nel quale è inserito.
Singapore. Quella piccola repubblica con un’altissima concentrazione di abitanti cosmopoliti che uno stretto di mare separa dalla Malesia e un altro stretto dall’Indonesia. Un gruppo di cinesi alla fine degli anni ‘70. Li incontriamo che sono giovani sui vent’anni e frequentano ‘l’atelier’, lo studio di pittura del maestro Yan Pei. Ne seguiamo le storie, i successi e gli insuccessi nel lavoro e in amore. Finché YengPwayNgon, l’autore di questo bellissimo romanzo, tira le fila, ci fa ri-incontrare i personaggi ‘sul viale del tramonto’ in una saggia meditazione venata di malinconia: a che cosa li hanno portati le loro scelte?
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=4797
La storia di Xu Zhiyong
Su east Simone Pieranni racconta le vicende giuridiche che stanno interessando l’avvocato cinese Xu Zhiyong, recentemente condannato a 4 anni di carcere per “disturbo dell’ordine pubblico”.
Ci si chiede nell’articolo perché la sua vicenda, piuttosto nota in Cina, non abbia riscontrato lo stesso interesse in Occidente rispetto ad altri casi.
La risposta è probabilmente nella mancanza di legami del suo movimento politico con le proteste del 1989, e anche nella complessità del suo messaggio politico (incentrato nella trasparenza sui guadagni dei funzionari pubblici), che ha trovato meno interesse nei media occidentali.
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=4775
L’atelier sulla Gazzetta di Mantova
La Gazzetta di Mantova ha dedicato un ampio spazio a L’atelier, di Yeng Pway Ngon, con una recensione che ne ricorda anche i premi vinti. Inoltre si ricorda la traduttrice Barbara Leonesi, e il suo complesso lavoro per districarsi tra i vari dialetti cinesi.
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=4777
Cui Jian non canterà al galà del Capodanno cinese
Si avvicina il giorno del Capodanno cinese, e China Files racconta che Cui Jian, considerato il padre del rock ‘n’ roll locale, non parteciperà alla tradizionale serata televisiva di quel giorno.
Una delle sue canzoni è stata il simbolo della rivolta di Tienanmen, e il suo inserimento nella scaletta della serata non è stato gradito ai responsabili del programma. Da qui il rifiuto di Cui Jian di partecipare.
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=4770
Cyrus Mistry ha vinto il DSCPrize
Cyrus Mistry, autore di Le Torri del Silenzio (Chronicle of a Corpse Bearer il titolo originale), appena pubblicato per Metropoli d’Asia, ha vinto il DSCPrize.
Si tratta del premio più prestigioso per la letteratura asiatica, ed è stato consegnato in occasione del Jaipur Literature Festival.
Qui si può leggere l’articolo di Andrea Berrini sul suo blog In diretta dall’Asia, mentre di seguito potete trovare un po’ di rassegna stampa (in aggiornamento):
- Parsis walk from outside to take my story forward: Cyrus Mistry – DNA India (17 gennaio)
- Cyrus Mistry wins DSC Prize for 2014 – The Hindu (18 gennaio)
- Jaipur Literature Festival: Cyrus Mistry wins $ 50,000 DSC Prize for 2014 - he Times of India (18 gennaio)
- Cyrus Mistry wins the 2014 DSC Prize for South Asian Literature - Live Mint (18 gennaio)
- Cyrus Mistry wins DSC Prize for South Asian Literature – DNA India (18 gennaio)
- Jaipur Literature Festival 2014: Cyrus Mistry wins USD 50,000 DSC Prize – Zee News (18 gennaio)
- Cyrus Mistry Wins DSC Prize for 2014 – Outlook India (18 gennaio)
- ‘CHRONICLE OF A CORPSE BEARER’ EMERGES AS THE WINNER FOR THE US $50,000 DSC PRIZE – DSCPrize (18 gennaio)
- Cyrus Mistry wins DSC literature prize – The Times of India (19 gennaio)
- BETWEEN THE LINES | Cyrus Mistry says he hopes to get back to writing soon – Live Mint (20 gennaio)
- I don’t aspire to Rushdie’s writing — Dostoyevsky, Chekhov shake me: Cyrus Mistry – The Times of India (22 gennaio)
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=4752
Han Han citato da Panorama
In uno speciale su Panorama dedicato alla letteratura internazionale, parlando della Cina viene ricordato Han Han e il suo inserimento nella lista del TIME di due anni fa tra le persone più influenti nel mondo.
Di Han Han Metropoli d’Asia ha pubblicato Le tre porte e Verso nord unonoveottootto.
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=4744
La fantascienza in Cina
In questo articolo su The Daily Beast si parla di fantascienza in Cina, raccontandone un po’ di storia in occasione del recente invio sulla Luna di una sonda.
Nonostante l’interesse per la corsa allo spazio, il genere fantascientifico non ha mai conosciuto grandi fortune, specie perché in passato era spesso osteggiato dal governo.
Ora le cose stanno cambiando, e autori come Liu Cixin sono ampiamente celebrati, rivivendo un momento di fortuna simile a quello degli inizi dello scorso secolo con autori come Lu Xun, Liang Qichao e Lao She con il suo Città di gatti.
Via: @lucinak
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=4701
Le Torri del Silenzio su China Files
China Files, sempre molto attenta sulle nostre pubblicazioni, ha pubblicato una recensione su Le Torri del Silenzio, di Cyrus Mistry, a firma dell’esperto di India Matteo Miavaldi.
L’articolo è molto interessante perché al di là del libro fornisce una serie di informazioni che inquadrano il contesto sociale nel quale la storia è inserita.
Della varietà di sottogruppi etnici e religiosi in India, quella dei parsi è probabilmente l’unica che il grande pubblico tende a non associare alla miseria. Migrati dalla Persia, i parsi hanno trovato nel fiore all’occhiello della colonia britannica, Bombay, la propria isola felice, ghettizzandosi tra le mura dorate del proprio benessere protette dalle tradizioni millenarie della religione zoroastriana, mantenute pressoché intatte col passare dei secoli.
http://www.metropolidasia.it/blog/?p=4732