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    La casa editrice di Andrea Berrini, scrittore e saggista. L’obiettivo: scoprire e tradurre narratori contemporanei asiatici che propongono scritture innovative.
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Annie Zaidi, Bombay, 2012

Annie Zaidi è indefinibile. Leggendo I Miei Luoghi se ne capisce una fragilità testarda, una determinazione che viaggia sul filo della sua ritrosia, una ritrosia che poi d’improvviso scompare in certi gesti quotidiani, l’autorità con la quale, poche sere fa, bypassava una fila di persone per ottenere un mio sandwich al bar del Prithvi Theatre di Juhu, dove stavano presentando, in anteprima assoluta, una sua pièce teatrale: Jaal.

Certo, quella sera non poteva che essere al settimo cielo, e poi io le avevo appena messo tra le mani la copia della sua prima edizione all’estero. Ma ancora vedo un’ambivalenza manifestarsi al Festival di Jaipur, pochi giorni dopo: arriva trafelata e in leggerissimo ritardo (1 minuto esatto) a un dibattito di cui avrebbe dovuto essere moderatrice, è desolata, ma non è causa sua: l’organizzazione le ha solo comunicato che avrebbe dovuto introdurre due autori senza fare nomi, le ha dato appuntamento in un posto sbagliato, lei qui nemmeno conosce i due scrittori in questione.

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Ancora su Weibo

China Files traduce un articolo dello scrittore Liu Miao dove si parla del comunicato della città di Chongqing relativo al caso di Wang Lijun, capo della sicurezza pubblica cittadina che sembrava stesse per chiedere asilo politico agli Stati Uniti.

Al di là dato sostanziale, è interessante notare l’analisi esegetica che fa Liu Miao sull’intervento delle autorità su Weibo, la principale piattaforma di microblogging cinese, seppure in questo caso nella traduzione in italiano.

A proposito di Weibo, servizio del quale avevamo già parlato, segnaliamo inoltre da questo lungo e analitico articolo  di Vanity Fair un notevole fenomeno di interesse che sta riscuotendo da parte di chi utilizza Twitter, e in particolare da quel mondo delle celebrity americane che già rispetto quest’ultimo avevano fatto abbastanza da traino per la sua diffusione.

C’è comunque dell’altro in questo articolo, si parla anche di Hung Huang, che aveva pubblicato una lettera di Ai Weiwei e per questo era stato arrestato. Ancora, delle “3T e 1F” (Tibet, Tienanmen, Taiwan, Falun Gong), i termini proibitissimi che vengono prontamente filtrati dal Great Firewall, e del rapporto del social network con le autorità, che paradossalmente sono invogliate a entrarci non solo per un maggiore controllo, ma anche per utilizzare uno strumento che le mostri vicine alla popolazione.

I miei luoghi di Annie Zaidi sul Corriere della Sera

Han Han nell’occhio del ciclone

Il suo detrattore definisce Han Han con un epiteto da Rivoluzione Culturale: falso idolo. Basta questo per capire da dove proviene l’ultima campagna di diffamazione nei confronti del giovane scrittore di Shanghai, di cui Metropoli d’Asia ha pubblicato Le tre porte (e altro ancora verrà presto…).

Al di là dell’identità di chi lo attacca (Fang Zhouzi, un blogger famoso per le sue campagne in difesa della proprietà intellettuale, e qui forse in cerca di notorietà), è chiaro che Han Han è sotto attacco.

Le sue posizioni di critica politica e sociale sono una spina nel fianco dell’establishment e gli hanno guadagnato milioni di seguaci (o almeno di followers sul blog), e il modo migliore per cercare di demolire il falso idolo è mettere in dubbio la legittimità del suo ruolo di romanziere: viene così accusato di non essere l’autore dei suoi romanzi che sarebbero stati invece scritti dal padre (sic!) un romanziere e critico poco noto. Come a dire ai giovani cinesi che a migliaia ogni giorno seguono i suoi post: altro che giovane ribelle!

Fatto è che questo attacco viene a ridosso di una serie di critiche piovute sul capo del nostro Han Han proprio da alcuni dissidenti: nei suoi recenti tre saggi, Han Han esprimeva delle posizioni che molti hanno definito troppo moderate.

In sostanza, presentandosi per la prima volta con lo status del leader che negozia col potere, Han Han si diceva disposto a rinunciare alla critica per l’assenza di democrazia formale in Cina (lui ha senpre dichiarato: rispetto la Costituzione, è cioè: non contesto il regime a Partito Unico), pur di vedere garantito per sè e per tutti il diritto di libera espressione.

In sostanza: d’accordo gente, non chiedo la democrazia, ma pretendo di poter dire ciò che mi pare e piace sui vostri misfatti. Anche Ai Weiwei aveva criticato la sua posizione, che a me invece sembra dettata dal realismo (e dalla capacità di essere leader riconosciuto, cosa che purtroppo Ai Weiwei non è, restando confinato nell’empireo delle elite intellettuali) e da una innata vocazione a essere leader di massa (mio dio: termine maoista?).

Adesso arriva l’attacco. Una tenaglia: non lasciamolo solo, lui è uno dei pochi che non se ne andrà in esilio in occidente a farsi applaudire dai nostri media, ma resterà a dare filo da torcere al regime.

Han Han su La Freccia

Super Nice, un nuovo magazine dalla Cina

Si continuano a muovere le cose sulla scena dell’editoria periodica cinese, con un nuovo magazine chiamato Super Nice. Dopo un numero di prova lo scorso agosto, incentrato sulla “suspence fiction“, le nuove uscite hanno ora un approccio più generalista e mirano a promuovere scrittori che scrivono su Internet per farli entrare nei canali tradizionali.

Come ricorda Paper Republic, la pubblicazione nasce sull’onda e sull’ispirazione della rivista Party, fondata da Han Han e chiusa dopo un numero.

“Alla Cina manca un rimedio”, un caso di censura

Caratteri Cinesi ha tradotto il discorso di ringraziamento di Murong Xuecun in occasione del Premio speciale di Letteratura del popolo. Il suo libro Alla Cina manca un rimedio racconta la sua esperienza di infiltrato in un’organizzazione di marketing piramidale.

Solo che il discorso non è stato mai pronunciato, dato che per i suoi toni duri gl è stato impedito di leggerlo in pubblico. Murong Xuecun è salito sul palco e ha fatto solo il segno di tapparsi la bocca, poi ha pubblicato il discorso sul suo blog, dove ha raccontato una storia di compromessi, censure, litigi che hanno accompagnato le fasi di revisione dell’opera.

Ho fatto solo quello che un comune cittadino dovrebbe fare: riportare un crimine. Ben lontano dal vero coraggio. Questo po’ di coraggio non merita encomi, sono un codardo. Le parole che esprimo sono prudenti; critico ciò che è permesso criticare.

Il manoscritto era già pronto, ma la pubblicazione continuava ad essere posticipata. Il motivo principale è che mi sono imbattuto in un editore particolare. In quasi due mesi, tra di noi sono successe singolari battaglie, lanci di bicchieri e imprecazioni. Una volta sono arrivato a colpire con violenza il muro di casa. Alla fine mi sono arreso.

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“Nel cuore di Smog City” su Leggere Donna

La rivista Leggere Donna ha dedicato una recensione a Nel cuore di Smog City, di Amruta Patil. Clicca sull’immagine per ingrandire l’articolo.

Han Han su Saturno

Segnaliamo questo interessante approfondimento su Han Han, autore di Le tre porte, comparso su Saturno, supplemento del Fatto Quotidiano. Cecilia Attanasio Ghezzi inquadra il personaggio riproponendo i link a una serie di suoi interventi, ma allo stesso tempo dando conto del più ampio dibattito – viene citato anche Ai Weiwei – su quanto la Cina sia pronta per la democrazia.

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Quattro poesie e un racconto breve

Segnaliamo, dalla rivista indiana Caravan, quattro poesie del poeta sudcoreano Kim Sa-in, con traduzione in inglese (in generale si possono tradurre le poesie? Via al dibattito). Inoltre, dalla stessa rivista, un racconto breve di Gogu Shyamala, tratto dalla raccolta Father May Be an Elephant and Mother Only a Small Basket, But…, in questo caso con delle note alla traduzione.

Sulla questione delle traduzioni in India avevamo già parlato qui e qui.

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